Il fuoco amico non ha nulla di amichevole! E’ il fuoco di un’arma che, per errore, colpisce chi sarebbe tuo amico o alleato e lo uccide.
Ci ha molto scosso la notizia dei tre ostaggi israeliani uccisi dall’esercito israeliano nonostante fossero inermi, con una bandiera bianca e a torso nudo per dimostrare di non avere ordigni sul proprio corpo. I soldati che se li sono trovati davanti hanno gridato “terroristi” e hanno sparato con l’intenzione di ucciderli.
Anche in un’orgia di violenza come quella che ha invaso Gaza nelle ultime settimane questa notizia ha fatto scalpore perché ci dice due cose importanti:
1. quando sei accecato dall’odio e condizionato da un processo di “mostrificazione” dell’altro; quando quell’azione militare che viene ideologicamente motivata come atto di giustizia diviene una cieca vendetta; quando si toglie ogni regola all’uso della violenza, accade che tu uccidi quelli che dovresti proteggere.
2. se una certa retorica propagandistica tende a tracciare confini assolutamente chiari per aiutarti a riconoscere e distinguere tra i tuoi amici e i tuoi nemici, quando sei davanti ad una persona scopri che è molto difficile capire chi sia l’uno o l’altro e, nel dubbio, accade che tu spari e uccidi.
Perché, al di là di quello che ci vogliono far credere, le persone hanno tutte lo stesso volto, una storia, delle relazioni affettive e siamo noi che decidiamo chi sia nostro il nostro nemico. Abbiamo un potere enorme, un potere di vita e di morte sull’altro anche se non imbracciamo il fucile; un potere che dobbiamo usare con la responsabilità e la consapevolezza che, se è facile e drammatico confondere gli amici e ucciderli come se fossero dei nemici, potremmo anche trasformare anche i presunti nemici in amici. Molto dipende da noi: dal nostro sguardo, dalla nostra disponibilità di ascolto, dal modo in cui ci poniamo in una determinata situazione.