“Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4,35).
In mezzo a tante notizie nefaste alcune notizie molto belle.
Sembra che da qualche anno, e in quest’anno in particolare, anche nei paesi secolarizzati dell’Occidente, si registri un aumento considerevole delle richieste di battesimo da parte degli adulti. Dodicimila i francesi (!) che hanno ricevuto il battesimo nella notte di Pasqua 2024. In Australia, dove i cattolici sono meno del 25% della popolazione, nella sola diocesi di Sydney hanno ricevuto il battesimo in questa Pasqua 266 adulti.
Siamo lontani da quanto avviene nei paesi di nuova evangelizzazione – soprattutto in Asia (Malesia e Vietnam) – dove, nonostante la Chiesa rappresenti una piccola minoranza della popolazione e sia perseguitata, i battesimi si contano a migliaia ogni anno, ma il dato è molto interessante proprio perché ci troviamo in un contesto di antica cristianità (soprattutto in Francia) dove da decenni prevale una cultura secolarista e indifferente (anche ostile) al dato religioso.
A cosa è dovuta questa rinascita?
Leggendo i due articoli, mi sembra che si siano due fattori importanti da tenere presenti:
– in Australia – in particolare a Sydney – la Chiesa ha intrapreso con decisione un programma pastorale per la evangelizzazione degli adulti che prevede la formazione di operatori pastorali e la seria strutturazione di un percorso di accoglienza e accompagnamento delle persone che si mostrano interessate alla fede; sono state compiute delle scelte di priorità e sono state perseguite con decisione.
– in Francia ciò che risulta efficace è la capacità di accoglienza e la testimonianza di vita delle comunità cristiane; significativo quanto afferma Jean-Yves Lépine, un “neofita”, cioè battezzato l’anno scorso, della diocesi di Versailles: «Il cammino catecumenale che ho intrapreso è stato chiaramente il risultato di incontri: sacerdoti che ascoltavano, una comunità parrocchiale gioiosa e dinamica. Grazie a loro, ho scoperto una Chiesa aperta e accogliente ed estremamente diversificata! Di fronte a una società che sembra sempre più materialista e sembra promuovere una forma di individualismo consumistico, essere cristiani e “cattolici” (cioè universali, etimologicamente), significa sperimentare che il bene, cioè la cura, l’attenzione e più in generale l’Amore, vale più dei beni, cioè il possesso, la ricchezza, il potere o la gloria».
Quale sarà la via italiana per mettere in atto quanto il Papa e i nostri vescovi da decenni ci stanno chiedendo?
Quali scelte ci sembra importante compiere perché le nostre comunità cristiane possano uscire dalla sterilità generativa che le caratterizza?
Come valorizzare le importanti risorse che ancora possediamo perché il volto delle nostre comunità cristiane si rinnovi attraverso la presenza di nuovi battezzati e nuove battezzate?
Anche queste domande possono entrare nel percorso sinodale che stiamo compiendo.