Ecco verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. Ger 33,14
Il tempo dell’avvento che oggi comincia è un tempo in cui fare memoria delle promesse di bene del Signore. In questi giorni, in cui si fa mediaticamente più pressante l’attesa di un giorno catastrofico per la fine del mondo, noi cristiani, ancora una volta, incominciamo ad attendere il compimento delle promesse di Dio che non saranno di catastrofe, ma promesse di bene.
E’ questa consapevolezza che ci porta a pregare: “Maranathà, vieni Signore Gesù” e a levare il capo per attendere la nostra liberazione.
Non crediamo che questo mondo si un inferno, perché il Signore si è reso presente in questo mondo e ci ha ha insegnato ad amarlo; in questo mondo ogni giorno ci impegniamo a porre segni di novità, semi di speranza, condividere il pane della carità, che ci consente di vivere nel tempo e di essere pienamente uomini, non naufraghi aggrappati ad un relitto che difendono il poco che possiedono da ogni potenziale aggressore. Pur tuttavia attendiamo i nuovi cieli e la nuova terra perché sappiamo che le promesse di bene del Signore ancora si devono compiere nella pienezza.
Il tempo dell’avvento è il tempo della memoria di un’attesa. L’attesa può essere memoria solo se ha intuito e intravisto ciò che attende. L’attesa può essere memoria solo se si fonda sulla certezza del bene che proviene da colui che è il protagonista di ciò che si attende.
Tempo di avvento. Tempo di attesa vigilante. Maranathà. Vieni, Signore.