L’altra Pasqua: dove bastano le uova

E’ ora di riconoscere che anche tra coloro che si dicono cristiani esistono due celebrazioni della Pasqua che a volte si intersecano, mentre più spesso viaggiano tranquillamente in parallelo: la celebrazione di coloro che partecipano alle liturgie della settimana santa, partecipano ai sacramenti e la celebrazione di coloro a cui basta conservare/osservare alcune tradizioni che in origine avevano un legame con la liturgia, ma che ora vivono di vita propria.

La vicenda delle uova benedette a Pasqua, più diffusa nel mondo orientale, ma molto radicata in Romagna (forse per le sue antichissime radici bizantine), è sintomatica di questa frattura culturale e religiosa che non riusciamo a sanare.
Per molti secoli, fino al 1955, nella Chiesa cattolica era decaduta l’usanza della celebrazione della veglia pasquale e alcuni riti di questa antica veglia erano stati trasferiti al mattino del Sabato santo. In quella circostanza veniva benedetta l’acqua nuova della Pasqua e, con essa, le uova pasquali.
Con il 1955 (quasi 70 anni fa) e il ripristino della veglia pasquale, non ha più senso benedire le uova al mattino del sabato perché occorrerebbe attendere la benedizione dell’acqua che avviene nella veglia pasquale… ma tutto questo non è stato affatto recepito dalla nostra gente che, nonostante gli avvisi comunicati per tempo, anche questa mattina si presenterà agguerrita (e affannata) per domandare la benedizione delle uova e si lamenterà pesantemente di quei preti che (inutilmente) cercheranno di spiegare il senso delle cose.
Comprendo molto bene i tanti preti che ci hanno rinunciato e corrispondono alle richieste delle persone anche se (da quasi 70 anni) prive di senso sul piano liturgico… Sostengo però quei preti e quegli operatori pastorali che tentano di aiutare le persone a comprendere il senso delle cose, che non si limitano a soddisfare una domanda che nessuno si è preoccupato di educare e di riportare nel suo orizzonte di senso. Abbiamo alle spalle generazioni di persone a cui nessuno ha mai indicato il cambiamento avvenuto e preti che, pensando di fare bene, hanno continuato a mantenere alcune tradizioni, sebbene svuotate del loro senso autentico.
Oggi ricade su noi la responsabilità di far crescere la consapevolezza delle persone: molti apprezzano, ma la sfida più grande si pone con coloro che pretendono di essere cristiani “a modo loro”, così come è stato loro insegnato una volta e interpretano queste indicazioni come un sopruso rispetto alle loro tradizioni. Come fare? Tenere duro o assecondare? Prendersi le ingiurie da chi non vuole comprendere oppure accontentare?

Come ricordava spesso il vescovo Francesco Lambiasi, queste situazioni, e altre ben più gravi di queste, ci indicano il grave deficit di evangelizzazione della nostra gente, la quale si trova a vivere una religiosità senza fede, fatta di gesti e di tradizioni che sopravvivono anche se sganciate dal loro senso originario.
Quella nuova evangelizzazione richiamata da Giovanni Paolo II alla fine del secolo scorso e rilanciata da papa Francesco con la Evangelii gaudium è una sfida ancora tutta da intraprendere e non più rimandabile. Le modalità per attuarla potranno essere molteplici: saranno necessarie alcune scelte di rottura compiute dentro un percorso di accompagnamento significativo che non si accontenti dei placebo devozionali, ma aiuti le persone a riscoprire il tesoro più autentico racchiuso nel Vangelo e nella tradizione della Chiesa.

La Pasqua sembrerebbe un buon momento per ripartire su questo impegno grazie al dono dello Spirito che sarà rinnovato nei prossimi giorni. Auguri!

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

Una opinione su "L’altra Pasqua: dove bastano le uova"

  1. Io, come te, Don Andrea sono nato nel 1965 e non sapevo che nel 1955 fosse cambiato il rito della veglia pasquale.
    La benedizione delle uova era un rito che apparteneva più ai nostri genitori.
    Non penso che verranno molti giovani a benedire le uova ma se venissero li accoglierei comunque a braccia aperte visto e considerato che le chiese sono sempre più vuote.
    Buona Pasqua e Buon Passaggio come diceva l’amato Don Pippo.

I commenti sono chiusi.

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