
Non si può rimanere indifferenti e non commuoversi di fronte ad una massa crescente di giovani iraniane e iraniani che per il terzo mese di fila scendono in piazza ogni sera per invocare la libertà e la fine di un regime oppressivo e violento che non si fa scrupolo di arrestare, torturare e uccidere uomini, donne e giovanissimi.
Noi occidentali, che ci consideriamo figli maturi di molte rivoluzioni, ci commuoviamo facilmente quando si inneggia alla libertà: abbiamo tutta una serie di narrazioni mitiche, da cui ci sentiamo generati, che esaltano il potere del popolo contro oppressori di varie specie e di varie latitudini; dalla Rivoluzione Francese, al movimento nonviolento di Gandhi, al movimento per i diritti civili di Martin Luther King, al movimento contro l’apartheid sudafricano di Nelson Mandela (ovviamente con le doverose differenze). Vedere le immagini che provengono dall’Iran, sentire gli slogan urlati incessantemente per le piazze per settimane, sapere della resistenza contro gli arresti, le uccisioni arbitrarie, le torture … tutto questo ci commuove profondamente: anche noi vorremmo che questi giovani venissero ascoltati e liberati dall’oppressione del regime, che potessero conquistare quella libertà che desiderano vivendo in pieno la loro giovinezza, potendo corrispondere ai loro desideri … come i giovani e le giovani dei paesi occidentali.
Dentro di me, però sento qualcosa che stride.
Mi commuovo profondamente, ma non sono felice per quanto sta accadendo in Iran: non posso non pensare che queste/i giovani, insieme ad un regime iniquo e violento, che purtroppo si appoggia in modo indebito e colpevole ad un sistema religioso, rivelando una perversa sovrapposizione, insieme al regime e a tutte le sue ingiustizie rischiano di gettare via anche la loro fede in Dio. La sacrosanta ricerca della libertà, il desiderio di essere liberati dai regimi ingiusti, soprattutto quando questi sistemi si sovrappongono a sistemi religiosi che invece di essere al servizio delle persone le dominano giustificando la violenza, nella corso della storia ha condotto e conduce anche oggi le persone a pensare che la vera libertà sia da ricercare lontano da ogni esperienza religiosa che – quasi per definizione – sembrerebbe voler negare quella libertà che le persone desiderano.
Come uomo credente, molto amante della libertà, desidererei dire e testimoniare a tutti queste/i giovani che anche Dio desidera la nostra libertà e che per trovarla possiamo/dobbiamo denunciare le ingiustizie, quelle che anche lui condanna – tanto più se sono commesse da uomini che pretendono di parlare in suo nome -, ma non abbiamo bisogno di allontanarci da Lui che ama a tal punto la nostra libertà da accostarsi a noi con discrezione, invitandoci alla sua amicizia con tenerezza: “se vuoi…“.
Il Signore ci perdoni se non sappiamo testimoniare la nostra libertà vissuta serenamente nella fede; se ancora prevale l’idea che per essere liberi sia necessario rifiutare ogni relazione con Dio e con la comunità dei credenti; se come comunità cristiana non sappiamo far risplendere sul nostro volto la gioia della sequela e dell’amicizia con Gesù e ci mostriamo come persone tristi, affaticate e oppresse, persone da cui è meglio stare lontano se si desidera essere liberi e felici.
Mi piace ricordare a me stesso e a tutte/i le/i giovani che desiderano la libertà quelle parole paradossali di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30). Quel giogo, per molti simbolo perverso di oppressione e di schiavitù, per Gesù rappresenta un legame di amore, la possibilità di trovare ristoro per la propria vita proprio in un legame che consente di camminare fianco a fianco, come scelgono liberamente di fare i coniugi (che mi piace pensare uniti [“con – iugum”] dallo stesso giogo).
“Donna, vita, libertà!” sono parole preziose, che credo Dio possa volentieri fare proprie.
Mi auguro che, mentre queste/i giovani guardano all’Occidente desiderosi di libertà, possano trovare il volto di uomini e donne credenti, liberi e gioiosi che testimoniano che per trovarla non è affatto necessario liberarsi della fede e della relazione con Dio.
Grazie mille don Andrea. Per governare su noi iraniani, i governanti islamici hanno sempre creato differenze tra di noi. Tutte le città avevano problemi l’una con l’altra e si dicevano cose cattive l’una dell’altra e si prendevano in giro a vicenda e nessuna unità era possibile. Se un uomo mancava di rispetto a una donna, davano il diritto agli uomini. Se un uomo voleva divorziare, divorziava facilmente, e la donna era sempre condannata. Anche la testimonianza di cento donne in tribunale non aveva valore legale, ma se tre uomini testimoniassero avrebbe valore.Nella legge della Repubblica islamica, il valore di una donna è inferiore al prezzo di un cammello. Oggi non solo le donne reclamano i loro diritti, ma tra noi si è creata un’unità incredibile. L’unità non è il risultato dell’opera dello spirito di Dio?! Possa il regno di Dio essere stabilito in tutti i cuori, come lo è nei cieli.
Grazie mille Elias
Perego!
….Ho scritto una cosa sbagliata e devo correggerla: il valore di un uomo musulmano nella legge islamica iraniana è pari a 100 cammelli e il valore di una donna è pari a 50 cammelli! È interessante notare che il valore di un non musulmano è un dodicesimo del valore di un musulmano! Ad esempio, il valore di una donna cristiana è pari a 7 cammelli!!
Grazie mille Don Andrea, il mondo religioso ha bisogno della vera pace e soprattutto della coabitazione religiosa. Un luogo dove l’uomo non deve fare violenza nel nome della fede.
Condivido la tua posizione ma ricordo che noi abbiamo così tanto allargato il termine ” libertà” da farlo diventare sinonimo di licenza o capriccio. Cosa fare? Rifondare il termine dicendo che la libertà vera è quella che viene dalla obbedienza sincera e volontaria ai dieci comandamenti ed al Vangelo.Anche nello scautismo la persona più libera è quella che spontaneamente accetta di vivere secondo la legge e la promessa.