Il bue dice “cornuto” all’asino

Il caso è esploso, nel modo più brutale e sulla pelle dei più deboli (tutti fragili! senza distinzione di età o di sesso). La fiera dell’ipocrisia europea ha aperto i cancelli e lo spettacolo è iniziato: grottesco e nauseante!
Il governo italiano, confermando le previsioni e gli annunci, svela il suo volto ideologico montando un caso per l’accoglienza di poche centinaia di persone salvate dalle navi delle ONG; il governo francese – da sempre indisponibile all’accoglienza degli irregolari (vedi vicende di Ventimiglia o dei passi alpini tra Italia e Francia) -, senza curarsi dell’ipocrisia delle sue parole, fa la morale all’Italia. I paesi del Mediterraneo (Grecia, Malta Cipro, Italia), tutti accusati più volte dai tribunali internazionali e dalle commissioni ONU di respingimenti illegali nei confronti dei migranti, lanciano il guanto della sfida all’Europa (vedi articolo di Avvenire) aprendo un fronte giustamente definito “disumano”.
In questo contesto l’Italia, nonostante i tanti appelli delle associazioni e i reports con le denunce delle agenzie internazionali dell’ONU che hanno certificato abusi e continue violazione dei diritti umani, il 2 novembre scorso ha rinnovato il Memorandum di collaborazione con la Libia (siglato e riconfermato dai governi di centrosinistra), finanziando la cosiddetta Guardia costiera e il sistema dei campi profughi, riconosciuti da tutti come dei lager gestiti da bande di criminali con l’appoggio delle autorità.

Quello che stupisce maggiormente è che in tutti questi discorsi sui principi astratti, sul rispetto dei trattati e nell’assurdo processo di criminalizzazione delle ONG quasi nessuno prenda atto della realtà che è sotto ai nostri occhi e che nessuno vuole vedere per quello che è: quegli uomini, donne, bambini che noi definiamo migranti irregolari stanno fuggendo da situazioni in cui non è possibile vivere a causa delle carestie, delle guerre, dei regimi violenti e corrotti, spesso sostenuti sottobanco dai governi occidentali, dalla Russia o dalla Cina, perché conniventi con le compagnie che ne sfruttano le risorse naturali. Tutto questo non si vuole vedere e si preferisce criminalizzare le vittime considerandoli invasori, salvo poi scambiarsi a vicenda accuse di disumanità e di mancanza di rispetto dei trattati.

L’incapacità e l’indolenza nell’affrontare questa crisi umanitaria in modo efficace e solidale sta creando una frattura grave nell’Unione Europea, perché viene messa in difficoltà proprio nei suoi principi fondativi, che sono da tutti evocati in modo formale nelle affermazioni, ma che non vengono applicati nella realtà. Lo ha richiamato il presidente Mattarella nel suo discorso in occasione del trentesimo anniversario dei trattati di Maastricht; lo richiama continuamente il Papa.

Questo non è il momento di farsi la morale reciprocamente, perché, anche in questa situazione, nessuno è nelle condizioni etiche per scagliare la prima pietra.
Si tratta invece di ricomprendere cosa significhi il rispetto della dignità e del valore della persona, il dovere dell’accoglienza di chi si trova in pericolo di vita, il dovere di solidarietà nei confronti di chi è privo del necessario per vivere, il diritto di ogni persona a migrare per cercare condizioni migliori di vita per sé e per la propria famiglia, il diritto fondamentale all’assistenza sanitaria, a vivere in condizioni di sicurezza, all’istruzione, alla pace… e come tradurre in concretezza – insieme – tutti questi valori, diritti, doveri e principi.
E’ ancora più stridente e scandalosa tutta questa situazione mentre abbiamo chiara consapevolezza di cosa possa fare la guerra a poche centinaia di chilometri da casa nostra: ne siamo testimoni quotidianamente; ognuno di noi conosce persone che ne sono state vittime e che hanno trovato rifugio in Italia, Paese che, dopo la Polonia, ha avuto il maggior numero di rifugiati dall’Ucraina. Si è detto – con intelligenza – che quel modello di accoglienza ha funzionato alla grande: è stato caratterizzato dalla sussidiarietà, dalla libertà di circolazione, dalla possibilità di trovare velocemente lavoro, dagli inserimenti scolastici … Eppure siamo incapaci di comprendere che la stessa cosa possa valere per coloro che fuggono da altre guerre (Siria, Etiopia, Eritrea, Sudan, Afghanistan, Pakistan, Libano, Egitto, Libia, Nigeria, …), come se i loro diritti fossero annullati e fossero semplicemente degli invasori.

Se l’Europa vuole essere maestra di democrazia e di difesa dei diritti umani e contrapporsi moralmente agli autocrati senza scrupoli che governano altre parti del mondo, non può pensare che questi valori su cui afferma di essere fondata non abbiano un prezzo e delle esigenze. Vale anche per l’Europa il principio che Paolo VI richiamava a tutti i cristiani: “il mondo è più disponibile ad ascoltare i testimoni dei maestri“.
Se vogliamo parlare di democrazia e del rispetto dei diritti e dei doveri, prima di fare la morale ad altri, proviamo a viverli noi per primi senza scagliarci pietre addosso ed evitando di farci le prediche a vicenda su come ci aspetteremmo che gli altri Paesi si debbano comportare: non siamo davvero credibili! Questo vale per l’Italia come per la Francia o per tutti gli altri Paesi europei che per ora hanno dimostrato solamente di voler difendere i propri interessi nazionali in barba e in spregio a tutte le leggi internazionali e a tutti i trattati.
Cerchiamo solo di evitare una gara tra chi vuole mostrare il volto più disumano a chi domanda solo di essere riconosciuto come una persona.

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

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