Le due povertà

Domenica 13 novembre si celebra la VI Giornata mondiale del poveri, voluta da papa Francesco “come sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente“.
Il MESSAGGIO che il Papa ci ha inviato per aiutarci a vivere questa giornata è molto intenso e, chiaramente, richiama le conseguenze della guerra in Ucraina e di tutte le guerre. La povertà non è un flagello che si abbatte sull’umanità, ma la conseguenza di scelte ingiuste.

Mi è molto piaciuto il passaggio in cui il Papa parla di due povertà: una che uccide e una che libera. Riporto e condivido quel passo per aiutare a cogliere la provocazione che nasce da questa giornata:
Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni.
La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.
La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità
“.

Sull’esempio di Gesù “che, da ricco che era, si è fatto povero” (2Cor 8,9), anche noi siamo chiamati a farci poveri per divenire liberi e per aiutare altri a conquistare la loro libertà.

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

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