
Le conseguenze della guerra dilagano, accompagnate da quelle generate dalla crisi climatica. Con voce sommessa, per non rovinare la spensieratezza dell’estate e la voglia di divertirsi (e di spendere denaro), ci stanno dicendo che si sta preparando un autunno/inverno molto difficile sul piano economico e sociale.
Qualcuno si era illuso di poter rimanere telespettatore anche di questa guerra, come delle tante di cui negli anni abbiamo più o meno distrattamente avuto notizia; invece, poiché tutto è connesso, presto dovremo fare i conti con una situazione inedita, che richiederà delle scelte importanti non solamente ai governi dei vari paesi, ma anche ai singoli cittadini.
In questo testo mi limito a richiamare (ancora una volta) quale possa (debba) essere il modo in cui vivere la situazione difficile che ci si presenterà presto; riassumo tutto intorno a tre parole: sobrietà, democrazia e fraternità, anche queste strettamente connesse tra loro.
Sobrietà
Nelle prossime settimane (anche nei prossimi giorni) dovremo fare i conti con la mancanza di alcune risorse fondamentali; anche se in questa parte del mondo non siamo abituati neppure a pensarlo, dovremo essere consapevoli che non ci sarà una disponibilità incondizionata e illimitata di gas, acqua e cibo e che comunque, diminuendo la disponibilità, i prezzi di alcuni beni essenziali non saranno accessibili a tutti.
I governi dovranno fare delle scelte, privilegiando alcuni (le industrie, per esempio, al fine di conservare i posti di lavoro) a sfavore di altri (i privati e il riscaldamento domestico), richiamando al principio del bene comune.
A fronte di questa situazione potremo arrabbiarci, potremo subire quanto accade con spirito di rassegnazione, oppure potremo fare una scelta di sobrietà, diventando parte attiva di un processo che potrà essere più sostenibile se vedrà la partecipazione di tutti.
Ho sentito che in Germania, per il prossimo inverno, stanno pensando di organizzare luoghi comuni riscaldati in cui radunare le persone durante la giornata, per far fronte alla crisi del gas. Ogni crisi, se non subita, può stimolare una grande creatività in cui ognuno di noi può tirare fuori il meglio di sé e trasformare una crisi in un’opportunità. La sobrietà nell’uso delle risorse, forse sarà anche un modo per imparare a vivere secondo uno stile più sostenibile.
Tale prospettiva però non sarà perseguibile se le persone non si sentiranno corresponsabili di un processo in cui è importante che ognuno faccia la sua parte, soprattutto a fronte di pesanti sacrifici che saranno richiesti. Questo percorso non sarà perseguibile se non riscopriremo i fondamenti della nostra democrazia.
Democrazia
Molte delle guerre di questi ultimi 70 anni (e questa non fa differenza) sono state combattute in nome della democrazia (pensiamo a quella del Vietnam o a quella dell’Iraq, per non parlare della Siria). Abbiamo ormai compreso che la democrazia non si può esportare, ma non abbiamo ancora compreso che, per chi apprezza tale ordinamento, è un dovere testimoniarla e custodirla dalle sue degenerazioni.
A fronte di popoli che combattono per difendere un sistema democratico dall’aggressione di sistemi dittatoriali di vario tipo, viviamo in un tempo di grande crisi della democrazia e di grande difficoltà a governare Paesi retti da sistemi democratici (l’Italia ne è un chiaro esempio).
La democrazia non è un valore astratto, ma un modo corresponsabile di vivere insieme, perseguendo il bene comune. La democrazia non è un equilibrio artificiale e precario tra vari interessi corporativi, ma l’impegno di ognuno e di ogni articolazione della società per edificare una casa comune secondo i valori della giustizia e della solidarietà.
Senza questi fondamenti riconosciuti e condivisi, la democrazia si trasforma in una specie di Far West, in una guerra tra bande che, con modalità più o meno violente (sebbene legittime sul piano giuridico) si spartiscono la torta disponibile senza interessarsi di chi ne rimane privo e rimanendo indifferenti rispetto ai doveri di giustizia e solidarietà (ne è un esempio la grave piaga dell’evasione fiscale).
Paradossalmente ci troviamo nella triste congiuntura per cui, a fronte di persone che combattono per difendere la democrazia, ci sono tante altre persone che vivono in paesi retti da sistemi democratici che ne hanno perso il senso e il valore, perché non si sentono coinvolte e riconosciute nei loro bisogni e nelle loro aspirazioni (vedi per esempio l’altra grave piaga della disoccupazione giovanile e della faglia intergenerazionale), disertando gli appuntamenti elettorali.
Se vuole essere apprezzabile, la democrazia deve essere in grado di mostrare non solo la possibilità di vivere godendo di una libertà individuale, ma i suoi valori fondativi e la sua capacità di coinvolgere attivamente e corresponsabilmente tutti i cittadini e le cittadine nel perseguimento del bene comune. La democrazia dovrebbe essere una casa comune in cui le persone sono contente di abitare e, insieme, si impegnano per renderla sempre più bella e accogliente.
Se non è così, come purtroppo pare che accada in molti paesi occidentali che si definiscono democratici, se non emerge in modo evidente la differenza rispetto ai sistemi autoritari, allora tutta questa narrazione rischia di diventare una farsa e quello che rimane è la lotta tra vari potentati che, a livello globale, cercano di impadronirsi delle risorse del Pianeta al fine di arricchire pochi privilegiati (i famosi oligarchi presenti ovunque, non solo in Russia) sia nei paesi democratici, che nei paesi retti da governi autoritari.
Se non riscopriamo il valore e il gusto della democrazia, saremo deboli e non credibili (moralmente corrotti, come ci definisce il Patriarca Kirill di Mosca) di fronte a chi ci mostra la forza dell’autoritarismo, che non si fa scrupoli ad umiliare e uccidere le persone per perseguire e difendere i propri fini.
Fraternità
E’ l’unica vera risposta alla guerra!
Lo ha richiamato bene il Papa coniando un neologismo (il “cainismo” insito in noi) e rievocando il conflitto primordiale tra Caino e Abele che ha portato al primo fratricidio. Tutto il libro della Genesi – che narra le origini dell’umanità e di Israele – racconta di una storia che si sviluppa intorno ai successivi conflitti tra fratelli (Caino e Abele; i figli di Noé; Abramo e Lot; Isacco e Ismaele; Giacobbe e Esaù …). Questi conflitti saranno sanati e riconciliati da Giuseppe, figlio di Giacobbe, che, nonostante le ingiustizie subite per l’invidia dei fratelli, spezza la catena della vendetta e diventa fautore di riconciliazione e di pace (Gen 50, 15-21).
Anche per noi la fraternità rimane una sfida importante. Finché non ci riconosciamo come fratelli, con tutto ciò che questo termine comporta, non potremo mai costruire la pace. In particolare, noi cristiani abbiamo questa grande responsabilità nel mondo: vivere e testimoniare la parabola della fraternità nella differenza dei sessi, delle culture, delle sensibilità, delle idee politiche, degli stati sociali.
Trovo bellissimo il breve testo che san Paolo scrive a Filemone affinché accogliesse Onesimo, suo schiavo, come fratello in Cristo. Formalmente era il suo schiavo, ma poiché ne condivideva la fede e l’appartenenza ecclesiale, Paolo chiede a Filemone di stare di fronte ad Onesimo riconoscendolo come suo fratello. Ci sono voluti secoli perché la piaga della schiavitù fosse abolita (almeno legalmente) anche nei paesi cristiani. La chiave è stata quella data da Paolo molti secoli prima: la fraternità.
Non saranno i compromessi economici o i trattati internazionali che ci garantiranno la pace; forse potranno far cessare il rumore delle armi nel momento in cui tutti lo riconosceranno conveniente, ma la pace si costruirà solamente attraverso la fraternità, e noi cristiani ne siamo i primi responsabili.
Senza una fraternità testimoniata, il Vangelo rimane un’utopia irrealizzabile e frustrante. Se invece tale fraternità verrà testimoniata custodendo tutte le differenze, che non divengono motivo di conflitto, allora una speranza per il mondo è possibile.
Questa è la sfida che si rinnova per noi cristiani in questo tempo: essere costruttori di fraternità e di pace per testimoniare il Vangelo di Gesù.
Ci prepariamo a vivere tempi più difficili, anche se ci risulta difficile crederlo dopo più di due anni di Covid. A noi è data la possibilità di non subirli in modo rassegnato, ma di cogliere questo tempo come un’opportunità per fare emergere il meglio di noi stessi ereditato dalla nostra storia, vivendo in modo creativo, la sobrietà, la democrazia e la fraternità… Se accadesse, sicuramente diventeremmo più umani.
Avrei voluto scrivere grazie ogni volta che ho letto una tua pagina, ma ripetere più volte una piccola, misera parola non può esprimere la ricchezza e la gioia che provo leggendoti. Che Dio ti benedica e che sia benedetto per il dono della tua presenza.
Davvero in questo tempo abbiamo bisogno di fermarci e di riflettere, e tu ci aiuti in questo! Grazie!