
E’ di ieri la notizia della richiesta di archiviazione del procedimento penale per le accuse di molestie subite da alcune giovani donne durante il raduno nazionale degli Alpini che si è svolto a Rimini la seconda domenica di maggio. E’ evidentemente ingiusto generalizzare per tutti i facenti parte di un’associazione un comportamento inaccettabile come la molestia sessuale agito solo da qualcuno: su questo non ci piove! Ma un po’ di amaro in bocca rimane, soprattutto pensando a quelle donne che non potranno avere giustizia per gli abusi subiti e denunciati.
Da quei giorni, però, mi è rimasto un pensiero su cui non ho sentito grandi riflessioni, né commenti, né prese di distanza: riguarda l’ampia tolleranza verso l’abuso di alcol che caratterizza questo tipo di adunata (compresa quella di Rimini), quasi come fosse un segno distintivo degli Alpini. Si raccontava in quei giorni che la birra e il vino scorressero a fiumi e che (titolavano i giornali) le scorte fossero esaurite già dopo alcune ore dall’arrivo delle penne nere in Riviera.
Conosco la fama degli alpini, che si fregiano di essere grandi bevitori, così come conosco la fama dei riminesi, che non sono abituati a farsi scrupoli morali di fronte a persone che, indipendentemente dalla ragione che li ha portati a Rimini, sono sempre e comunque dei clienti. Non è mia intenzione fare il moralista.
Da educatore però, mi sento di segnalare che in questi ultimi decenni la cultura e le sensibilità circa il rapporto con l’alcol sono molto cambiate, soprattutto a fronte del grave abuso di bevande alcoliche diffuso tra i giovani e giovanissimi, con le fatali conseguenze registrate dai pronto soccorso delle nostre città (coma etilici, soprusi, molestie e incidenti) in ogni weekend dell’anno.
In molte regioni del Nord – patria naturale anche se non esclusiva degli Alpini – le dipendenze da abuso di alcol, da tempo sono considerate una piaga sociale molto grave che mette in crisi persone e famiglie (perdita del lavoro, divisioni coniugali, violenze domestiche …).
Anche nei nostri territori sono molti i giovani e gli adulti (uomini e donne) vittime della dipendenza da alcolici, una dipendenza molto dura da sconfiggere perché deve fare i conti con una cultura ancora molto tollerante verso chi beve, anche verso chi beve troppo, ancora considerato una persona capace di divertirsi.
Ma c’è poco da ridere e da fare baldoria!
Non so dire se le molestie denunciate durante i giorni dell’adunata (che purtroppo rimarranno impunite) fossero la conseguenza dell’abuso di alcol, ma a me sembra che una realtà benemerita come l’Associazione Nazionale Alpini, che si distingue dovunque per generosità e spirito di solidarietà, mentre ha prontamente preso le distanze da coloro che avevano agito le molestie sessuali, affermando che tali comportamenti sono inammissibili per coloro che si onorano del nome di alpino, potrebbe (dovrebbe?) avviare una riflessione seria anche sul tema dell’abuso dell’alcol, che non solo viene tollerato, ma addirittura incentivato nei vari raduni.
Come ho già detto la cultura su questo tema è molto cambiata e da più parti certi comportamenti non sono più considerati goliardici, ma gravemente patologici.
Non sarebbe male se gli Alpini, anche su questo aspetto, si impegnassero a dare un buon esempio, con un giudizio diverso e l’invito a comportamenti diversi riguardo l’abuso delle bevande alcoliche.
Mi piace ricordare che solo cambiando rimaniamo fedeli a ciò che siamo: questo vale per tutti e anche per gli Alpini.
Bravo , Andrea! Sopra la mia testa c’è una postazione del 118 : quando partono io li sento sempre. La notte più tremenda è però il sabato notte: le corse disperate sono innumerevoli. A mio parere ( sono stato parroco al mare per 17 anni) ci sono diverse cause degli incidenti : stare svegli tutta la notte, bere senza limiti, stordimento dalla musica,sesso, frenesia da superman. Cosa fare? Ci vorrebbe uno come il cardinale Biffi che abbia il coraggio di dire apertamente gli eccessi sopra descritti sono peccato. Ma il cardinale Biffi è morto…………