
“Questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre“
Questa frase pronunciata da Gesù nel momento dell’arresto nell’orto del Getsemani mi sembra possa costituire la chiave di lettura per tutto il racconto della passione che segue, fino alla sepoltura di Gesù.
Nel vangelo secondo Luca molte volte viene messa in rilievo l’innocenza di Gesù di fronte alle accuse che gli vengono rivolte. Tutto sembra orchestrato da un potere più grande, indifferente alla proclamazione della sua innocenza. Nel racconto, Gesù risulta è vittima innocente del complotto del Sinedrio, dell’ignavia di Pilato e della superficialità di Erode… sono i mezzi concreti di cui “il potere delle tenebre” si serve per ottenere la morte di Gesù.
Eppure in questo racconto, dominato da un potere perverso che sembra spazzare via tutto – compresa la fedeltà dei discepoli più vicini a Gesù -, ci sono delle piccole luci che, pur non riuscendo a contrastare in modo risolutivo il potere del male, segnano dei punti di riferimento per noi che – pure – viviamo in tempi particolarmente tenebrosi.
La prima piccola luce è il pianto di Pietro. Il suo non è un pianto di disperazione, ma il pianto di un uomo che, pur avendo fatto esperienza della sua fragilità di fronte alla minaccia della morte, ha incontrato lo sguardo di Gesù che era fisso su di lui. Ha fatto l’esperienza di quello sguardo di Dio che non ci abbandona, che ci viene a cercare, che rimane fisso su di noi soprattutto quando siamo nel pericolo (Cfr. Sal 23; Sal 139; Sal 91). Il pianto di Pietro è una luce perché ci rivela il “potere” dell’amore fedele di Dio che è più grande delle tenebre in cui l’uomo rischia di perdersi, rendendolo saldo quando si trova ad essere debole (come aveva sperimentato quando aveva tentato di camminare sull’acqua Cfr. Mt 14,30-31).
La seconda luce è il pianto delle donne che accompagnano il cammino di Gesù verso il Calvario. In mezzo a tanta gente che urla e strepita con violenza, qualcuno si commuove di fronte all’ingiustizia, qualcuno non rimane indifferente. Fino a quando le lacrime sgorgano dagli occhi di un uomo di fronte al male, abbiamo una speranza. Vengono in mente le parole di papa Francesco nel suo primo viaggio a Lampedusa: “domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha pianto oggi nel mondo?“.
La terza piccola luce è Simone di Cirene, un uomo qualunque di cui però il Vangelo ci riporta il nome (l’evangelista Marco ci dice anche che era padre di Alessandro e Rufo, probabilmente due persone conosciute dalla comunità destinataria del vangelo). Simone tornava dal lavoro e viene costretto a portare la croce seguendo Gesù. Simone non si ribella a quel comando e vive concretamente la parola che Gesù aveva rivolto a tutti i suoi discepoli: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc 9,23). La vita ci mette davanti a delle situazioni che non sempre abbiamo scelto, ma rispetto alle quali possiamo scegliere di metterci in gioco senza subirle.
(Consiglio la visione di questo breve brano di musical, realizzato dalla Chiesa evangelica, che elabora una bella narrazione sulla figura di Simone di Cirene: Il segreto del Cireneo).
La quarta luce è la parola di Gesù che, giunto al Calvario ripete come una litania (notare l’uso dell’imperfetto) l’invocazione del perdono per coloro che stanno per ucciderlo. Di fronte a tutta quella ingiustizia e a quella violenza Gesù ci rivela il suo cuore. Il nome che gli è stato attribuito fin da prima della sua nascita ci ricorda la sua missione “egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21); quella profezia ora si compie, e Gesù è totalmente concentrato sulla sua missione.
La quinta luce è l’invocazione di Disma, “il buon ladrone”, che invoca il ricordo di Dio di fronte alla morte. E’ la preghiera di chi professa la fede nella risurrezione perché – come ricordano i Salmi 16 e 130 – confida che il Signore sappia andare oltre le colpe e non abbandonare negli inferi la vita di chi spera in lui. Disma sa riconoscere in Gesù colui che ha la possibilità di aprirgli le porte della misericordia di Dio… e Gesù conferma la sua preghiera.
La sesta luce viene dalle parole del centurione che, essendo testimone di quanto è accaduto, dà gloria a Dio proclamando la giustizia di Gesù. Chi non è cieco, anche nelle tenebre, riconosce ciò che è giusto e non si lascia confondere.
L’ultima luce ci è data da Giuseppe d’Arimatea, un membro del Sinedrio che si era opposto alla condanna di Gesù, ma non era riuscito ad evitare la sua morte. Giuseppe, uomo buono e giusto, si espone per custodire il corpo di Gesù. Forse Giuseppe era riunito a tavola con gli altri discepoli quando Gesù ha pronunciato quelle parole misteriose spezzando il pane e distribuendo il calice. Giuseppe sente di dover fare qualcosa per “mettere al sicuro” il corpo del Signore. Quando ogni speranza sembra ormai svanita, Giuseppe si mette in gioco guidato dalla bontà, dalla giustizia, dalla pietà per dare sepoltura a Gesù. Sappiamo quanto questo gesto sarà decisivo per la testimonianza della risurrezione.
Tenebre e luce.
Anche a noi sembra di vivere un tempo tenebroso che ci spaventa e annichilisce con il suo potere terrificante.
Le luci artificiali, da cui il nostro mondo è gravemente inquinato, non riescono ad illuminare il nostro cammino. Abbiamo bisogno di altre luci che, sebbene piccole, facciano davvero la differenza nelle tenebre del mondo; sono luci che splendono sul volto di persone luminose, persone che non hanno rinunciato alla loro umanità, che non hanno smesso di sperare nella “potenza” diversa dell’amore che non contrasta la violenza delle tenebre attraverso l’opposizione, ma penetra e si diffonde tenuamente impedendo alle tenebre il dominio totale sulla realtà; sono persone che vivono la fede e la speranza. Queste piccole luci, che non vengono meno neanche quando il sole si eclissa, rappresentano il riflesso dell’azione di Dio che agisce in modo misterioso e diverso rispetto alla violenza del mondo, e testimonia la sua presenza fedele anche nei momenti più bui della vicenda umana.
Quelle piccole luci risplenderanno ancora di più nel fulgore della Pasqua, luce che vince le tenebre, vita che vince la morte, pace e giustizia che vince ogni violenza.
Noi che siamo i testimoni della Pasqua, siamo chiamati a camminare nelle tenebre delle vicende umane diventando luce, secondo l’invito di Gesù.
“Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita“. (Gv 8,12) Voi siete la luce del mondo; … risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. (Mt 5,14.16)
Grazie per la tua riflessione, chiara e onesta. Federica della comunità MASCI cattedrale di Carpi.