
Il Papa ha chiesto di dedicare la giornata del 2 marzo alla preghiera e al digiuno per la pace. Vorrei recuperare brevemente il valore del digiuno e il suo significato in questa giornata particolare.
Noi siamo quello che mangiamo. Il cibo non è solamente il “carburante” del nostro organismo, ma esprime la nostra cultura, la nostra spiritualità, il nostro modo di stare nel mondo. Attraverso il cibo che assumiamo e secondo il modo in cui noi lo assumiamo, esprimiamo molto del nostro essere e delle relazioni che viviamo.
Il mangiare non soddisfa solamente un bisogno essenziale, ma spesso diviene il modo più immediato di soddisfate desideri, di trovare consolazione, di manifestare i nostri sentimenti (gioia e rabbia). Il cibo che assumiamo non soddisfa solo la fame naturale, ma – almeno simbolicamente – viene ad avere a che fare con molte altre fami che ci caratterizzano e che parlano di noi.
Il digiuno è un gesto forte perché è la libera scelta di privarsi non solo del superfluo, ma di ciò che è essenziale (il cibo). Chi digiuna decide di provare il senso della fame, di “far gridare” quella parte di noi stessi che – giustamente – richiede del cibo.
Ascoltare la voce della fame che si alza dentro di noi ci fa sperimentare in modo evidente la nostra fragilità e ci “smonta” da tutta una serie di presunzioni che noi cerchiamo di confermare: il digiuno ci rende più umili.
Ascoltare un po’ la voce della fame che si alza dentro di noi ci aiuta a ricordare che non è affatto scontato che ogni giorno io possa disporre del cibo necessario per saziare la mia fame: il digiuno ci rende più consapevoli e più grati dei doni che abbiamo.
Ascoltare la voce della fame che si alza dentro di noi ci consente di ascoltare anche le altre “fami” che spesso gridano e che noi tacitiamo mettendo qualcosa in bocca. Quelle fami ci parlano della nostra cupidigia, della nostra violenza, ci mostrano la nostra ingordigia e lo stare nel mondo avanzando delle pretese capricciose. È proprio da questa ingordigia (che la Bibbia chiama concupiscenza) e da queste pretese che nascono le guerre. Il digiuno ci mostra chi siamo.
Rendersi conto di cosa generi la violenza, la prevaricazione dei diritti altrui, la presunzione di poter fare quello che io voglio, … e scoprire che quel virus è presente proprio dentro di me, è molto importante per pregare con verità per la pace.
Vivere il digiuno per la pace non è un tributo che si paga a Dio per ottenere ciò che imploriamo, ma è un atto terapeutico che ci aiuta a riconoscere che ciò che genera la guerra è dentro di noi ed è lì che dobbiamo chiedere al Signore di portare la pace. Se ogni uomo e ogni donna pacificherà il suo cuore, allora avremo speranza di pace.
Dal digiuno nasce anche la solidarietà e la fraternità per i fratelli e le sorelle che non hanno il necessario per vivere perché diviene condivisione dell’essenziale. Il digiuno mi fa sentire più uguale agli altri, mi consente di alzare lo sguardo per vedere il volto di coloro che hanno fame non per loro scelta, ma perché vittime di una mancanza di condivisione dell’essenziale.
Oggi 2 marzo, con tanti altri fratelli e sorelle, amici e amiche, vivremo una grande preghiera e il digiuno per la pace, perché sorga in noi stessi e nel mondo.

Grazie mille don Andrea. 🙏
Grazie, che mi fai fermare pochi minuti, dandomi occasione di soffermarmi e riflessioni su temi importanti affrontati in modo semplice ed esaustivo