Il valore missionario del canto

C’è una frase pronunciata dal vescovo Francesco Lambiasi durante la tre giorni dei preti che continua a frullarmi nella testa e che ha aperto una serie di riflessioni: “i canti nella messa valgono più dell’omelia!“. Istintivamente ho aderito immediatamente a questa affermazione, ma ho avuto bisogno di tempo per rifletterci per darle valore.

Prima di tutto dobbiamo serenamente e drammaticamente ammettere che nella coscienza delle nostre comunità non è affatto così: se non è difficile sentire lamentele sull’omelia (troppo lunga, troppo ripetitiva, troppo banale, troppo politica, …), non ho mai sentito lamentele della gente sui canti: eppure di motivi ce ne sarebbero molti!
Non è difficile partecipare a celebrazioni in cui il canto è totalmente assente, oppure fatto in maniera improvvisata, con stonature evidenti ed imbarazzanti, con parole inventate come se si stesse cantando da soli sotto la doccia, o totalmente banalizzato con canti che non c’entrano nulla con la celebrazione… Non serve dilungarsi negli esempi negativi perché ognuno ha avuto i suoi traumi; ma nessuno lo ritiene un problema serio.

Passiamo agli esempi positivi. Li propongo in modo disordinato e senza una logica e una priorità.

Nella seconda metà degli anni ’80 e nella prima metà degli anni ’90 il Seminario di Rimini è stati punto di riferimento per molti giovani della Diocesi che partecipavano alla messa settimanale perché, su impulso di don Pier Giorgio e grazie alla presenza di seminaristi talentuosi, l’animazione canora della liturgia era veramente molto bella: non credo che quei giovani venissero per l’omelia proposta dai presbiteri, quanto per lo stile della celebrazione, di cui il canto era una parte fondamentale. Quel modo di vivere la liturgia era divenuto contagioso.

Da diversi anni il Punto Giovane di Riccione e altre realtà ispirate da quell’esperienza ecclesiale, nata nel 1998 come missionaria tra i giovani, organizzano una “Messa Rock”, dove al centro della proposta di celebrazione, come è evidente dal nome, c’è il canto e la musica. L’espressione può non piacere, ma è una fatto che l’esperienza celebrativa piaccia ai giovani e attragga molti che sono per lo più estranei alla celebrazione domenicale.

Qualche anno fa con due amici preti abbiamo partecipato ad una celebrazione nella grande basilica di Mont Saint Michel in Francia, animata dalla Fraternità Monastica di Gerusalemme: una celebrazione bellissima, curata e coinvolgente. Mi ha colpito osservare come diversi turisti (anche giapponesi e quindi estranei all’esperienza cristiana) si siano fermati alla celebrazione anche non comprendendo il francese, ma essendo attratti dalla bellezza straordinaria dei canti che venivano proposti.

Tutti coloro che sono stati a Taizé o hanno sentito parlare di questa esperienza si portano nel cuore i canti semplici e coinvolgenti che lì vengono usati nelle celebrazioni o nei momenti di preghiera, capaci di coinvolgere e far pregare insieme persone – per lo più giovani – provenienti da decine di paesi diversi. Pochissimi conoscono gli scritti di Roger Schutz – fondatore di Taizé -, ma moltissimi nel mondo conoscono i canti di quella comunità, che vede ogni anno decine di migliaia di giovani venire dalle più diverse parti del mondo.

Ambrogio di Milano, che pure di omelie e di catechesi ce ne ha lasciate un bel po’, mentre con la sua gente si trovava nella Cattedrale di Milano, assediata dagli Ariani, non pronunciò l’ennesima omelia, ma decise di comporre degli inni che sono stati tramandati fino ai nostri giorni, attraverso i quali sostenere i suoi fedeli nella professione della vera fede.

In una realtà ecclesiale come il Rinnovamento nello Spirito, molto diffusa anche in Italia, capace di coinvolgere in una rinascita della fede molte persone, anche le più semplici, mentre si dà ampio spazio ad insegnamenti e catechesi, viene curato molto il canto, con uno stile che riesce ad essere riproposto anche nei gruppi più piccoli e diventare espressione della fede e della preghiera di un popolo.

Chi visita la città di New York, tra le diverse proposte disponibili, si trova quella di partecipare (pagando) ad una celebrazione di preghiera della Chiesa Battista nel quartiere del Bronx, che prevede l’animazione di un coro Gospel (il motivo per cui si paga); molti vogliono vivere questa esperienza, anche chi non conosce bene l’inglese o chi è estraneo al percorso della fede, tanto che per partecipare è necessario prenotarsi.

Potrei continuare con gli esempi positivi, ma, dopo l’intervento del Vescovo, sono sempre più convinto che uno dei passaggi essenziali per la rinascita delle nostre comunità dopo il tempo del Covid, passi attraverso una maggiore dignità data alla celebrazione domenicale, e uno degli elementi necessari per ridare dignità alle nostre celebrazioni è quello di sostenerle con un’animazione canora competente, coinvolgente e curata.
Se non sarà possibile farlo sempre e dovunque fin nelle più piccole comunità, proviamo a farlo almeno in alcune realtà più significative, perché chi è alla ricerca di un’esperienza celebrativa significativa possa trovare quello che desidera almeno in alcuni centri più importanti del territorio diocesano.
Molti hanno abbandonato la liturgia domenicale e non sentono grande attrazione nel ritornare ad una realtà che riconoscono oggettivamente importante, ma esistenzialmente poco significativa e poco coinvolgente; essi potranno essere aiutati da uno stile rinnovato delle nostre celebrazioni, preoccupato non solo di curare i contenuti da comunicare nell’omelia (alla quale occorre continuare a dare grande valore), ma anche nel canto e nei gesti che riacquistano il loro pieno significato.

Credo che questo impegno, insieme all’impegno caritativo e alla testimonianza di accoglienza di tutti coloro che sono scartati, abbia un grande significato missionario e divenga capace di attrarre al Signore le persone che sono alla ricerca di un contesto in cui vivere una esperienza significativa della fede, capace di valorizzare anche le emozioni e non solo di comunicare contenuti.

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

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