
Siamo nel cap. 17 del vangelo secondo Luca. Gesù sta rispondendo alla domanda dei discepoli riguardo la venuta del regno di Dio e li ammonisce rispetto ad uno stile di vita spensierato e indifferente ai segni dei tempi che annunciano il suo avvento. Gesù prende come esempio la famosa vicenda di Lot e della sua famiglia, scampati alla distruzione di Sodoma per la misericordia di Dio (Cfr. Gen 19).
La città dove abitavano e, nonostante le molte contraddizioni, si erano ambientati, quel contesto che ormai riconoscevano come loro viene distrutto da un fuoco che cade dal cielo. Lot con la sua famiglia ha la possibilità di fuggire lontano, ma, mentre stanno lasciandosi alle spalle Sodoma e tutto i male che quella città rappresentava, la moglie di Lot si volge indietro, rimanendo affettivamente legata ad un luogo su cui Dio aveva già pronunciato un giudizio e trasformandosi in una statua di sale.
“Ricordatevi della moglie di Lot“, dice Gesù ai suoi discepoli e lo dice anche a noi oggi.
In questi mesi abbiamo ascoltato una molteplicità di analisi sulla situazione che la pandemia ha fatto emergere, accelerando dei processi che erano in corso già da tempo. Anche a livello ecclesiale, come anche io ho scritto più volte, siamo stati catapultati in avanti di venti anni, trovandoci impreparati a gestire una situazione sulla quale da molto tempo stavamo riflettendo e che in molti modi era stata annunciata.
Ora molti segnali ci parlano di una “ripartenza”, di una rinascita.
Anche per le nostre comunità ecclesiali si apre un tempo di ripartenza delle attività, proprio a cominciare da questa estate. Il bello però verrà a settembre, quando ci sarà la possibilità di ripartire con una proposta ordinaria.
Il rischio di comportarsi come la moglie di Lot è molto forte e l’ammonimento di Gesù risuona potente anche per noi: non voltatevi indietro se volete salvare la vostra vita; dietro a voi c’è solo la morte! Le cose non saranno come prima perché quanto è accaduto ha causato un cambiamento che va accolto e letto nella prospettiva della missione che ci è stata affidata.
Lot fugge da Sodoma con poche cose, avendo salvato solo la sua famiglia, ma con la possibilità, che gli è concessa dalla misericordia di Dio, di poter ricominciare in un altro contesto e con un altro passo. Forse anche noi dovremmo avere questo coraggio.
Già alla fine della scorsa estate, in un articolo scritto su questo blog, tratteggiavo cinque punti che potevano segnare il cammino per le nostre comunità per una ripartenza che valorizzasse l’essenziale: la Parola di Dio, la domenica, le piccole comunità di adulti, l’educazione alla preghiera, una simpatia verso chi fa il bene.
La seconda e la terza ondata pandemica non ci hanno consentito di fare gradi passi in avanti, ma, in prospettiva, occorrerà pensare a come ritornare ad una ordinarietà significativa e sostenibile, integrando tutto quanto abbiamo imparato durante questi mesi di vita distanziata.
Quello che è sicuro è che non dobbiamo guardare indietro e dobbiamo liberarci di tutto ciò che ci ostacola nel cammino: un bagaglio semplice ed essenziale come quello di un pellegrino, come quello di un missionario, per far fruttare la misericordia di Dio che ci consente di iniziare nuovamente un nuovo capitolo della nostra storia che sarà bello perché accompagnato dalla presenza del Signore che ci precede e ci accompagna nel cammino.
Andrea, hai scritto che ci vogliono 5 punti per ripartire. Io dico che ce ne vuole un altro, il sesto: rilanciare il valore della vita consacrata per un ideale. Ovvero :parliamo di più, opportune vel importune, sulla bellezza di vivere una vita con una consacrazione definitiva quale può essere quella del sacerdozio o della professione religiosa.