“com’è esotico il gelsomino; in mezzo a quel grigio e a quello scuro color di melma è così radioso e così tenero: si può benissimo credere nei miracoli.” (Etty Hillesum)

Questa frase di Etty Hillesum, citata da Erika G. durante l’assemblea diocesana dell’altra sera, mi ritorna alla mente e “non mi lascia in pace” per dirla alla don Oreste.
Anche io non so nulla di gelsomini e di fiori in genere, ma sono attratto dalla bellezza, anche se devo riconoscere che non sempre mi concentro su di essa – lasciandomi semplicemente affascinare -, facendomi piuttosto distrarre (e rattristare) dal grigiore della melma.
Mi chiedo: è ingenuo fissare il gelsomino e perdersi nella contemplazione della sua bellezza? Non è più serio preoccuparsi della melma? E’ una “fuga dalla realtà”? Ma non è realtà anche il gelsomino?
Al centro del vangelo della messa di oggi (1 novembre) c’è una promessa di Gesù: “beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Dov’è Dio? Dove posso contemplarlo? Nel grigiore della melma o nel gelsomino, nonostante la sua fragilità e incapacità di risolvere il grigiore della melma?
Il mio amico don Roberto B., durante la stessa assemblea, commentando l’intervento di Erika, ci ha invitato a rivolgere lo sguardo a ciò che è vivo e non a ciò che è già morto, per quanto imponente e storicamente importante.
In questo tempo di potatura, in cui siamo chiamati a valorizzare l’essenziale, questo potrebbe essere un criterio che ci aiuta molto, perché il Vivente, Colui che ha sconfitto la morte, dimora in ciò che è vivo e non solo in ciò che noi consideriamo importante; in ciò che ci rende vivi, non in ciò che ci affatica inutilmente (anche qui ci vorrebbe un bel discernimento).
Donaci, Signore un cuore puro,
capace di riconoscerti presente lì
dove la tua potenza di vita si manifesta.
Donaci, Signore un cuore puro,
fedele nel servizio a Te e ai fratelli
e ardente nella lode.
Donaci, Signore, un cuore puro,
capace di perdersi nella contemplazione
della bellezza del gelsomino
e libero dai sensi di colpa,
che ci vorrebbero far credere
che, fermandoci a guardare il gelsomino
abbiamo perso del tempo.
Amen.