
Dopo un’estate vissuta come un lungo passaggio, dal 1 settembre sono finalmente arrivato a Bologna, per iniziare il mio servizio in Seminario.
Il luogo mi è famigliare perché ho vissuto qui gli anni della mia formazione, ma tornarci come formatore mi ha suscitato qualche emozione, oltre che qualche sana preoccupazione.
In questi giorni “il clima” è molto tranquillo; ancora non sono iniziate le attività scolastiche e non sono ancora arrivati i seminaristi. Sono con un piccolo gruppo di preti che vivono qui, impegnati in varie attività che convivono in questa grande struttura.
Avere un tempo per sistemarmi con calma, per organizzare l’arrivo dei seminaristi, per ambientarmi in un nuovo contesto lo sento come un dono per il quale ringraziare.
L’accoglienza che ho ricevuto da coloro che qui già vivevano è stato un altro bel dono: in questi giorni abbiamo la possibilità di conoscerci meglio, o di riconoscerci, dopo tanti anni vissuti a distanza.

In questi primi giorni vivo forte la curiosità di conoscere la realtà in cui sono chiamato a vivere nei prossimi anni. Pur avendo vissuto a Bologna per cinque anni durante la mia formazione teologica, il ritmo intenso degli studi e lo stile che ci veniva richiesto dal seminario di allora (forse anche la mia pigrizia) non mi hanno consentito di conoscere questa bella città e questa Chiesa (oltre il suo volto più clericale).
Ora sento di avere l’opportunità e la responsabilità di lasciarmi coinvolgere e incontrare, per conoscere e ricevere il bello che qui c’è, come una grazia che mi viene posta innanzi.
Vivo anche il desiderio forte di incontrare i seminaristi e di cominciare con loro l’esperienza della vita comune: durante l’estate alcuni li ho incontrati, di loro abbiamo parlato con i rispettivi vescovi e rettori diocesani, ma ora sento che è giunto il momento di iniziare il cammino insieme. La data prevista è il 17 settembre.

Come accadeva anche quando ero a Rimini, la prima domanda che molti mi rivolgono è: quanti sono i seminaristi? Nella nostra mentalità abbiamo sempre bisogno di misurare e di pesare per decidere il valore di una realtà.
La comunità, nel suo complesso, sarà composta da ventisette persone in formazione (in situazioni molto diverse e con una presenza molto diversa in seminario) e tre formatori, provenienti da nove diocesi.
Desidererei però che, più che il numero, fosse messo in evidenza il cammino che queste persone stanno facendo, il valore della proposta che in seminario si cerca di condividere, la qualità evangelica di un’esperienza che, per essere formativa, chiede di essere vera, aderente alla vita, capace di provocare continuamente alla conversione.

Sul seminario, sulla sua proposta formativa, sull’equilibrio tra gli elementi che la compongono, si è molto discusso in ambito ecclesiale negli ultimi cinquanta anni, proponendo idee interessanti e valutazioni stimolanti.
Al netto di tutte le riflessioni, che penso debbano continuare ed essere sempre più costruttive, credo che a noi oggi sia chiesto di impegnarci in questa realtà, valorizzando questo tempo che ci è dato come un’opportunità per far vivere ai seminaristi (quelli che ci sono) un’esperienza di Chiesa vera e bella, un’esperienza dalla quale possano uscire contenti di donare la propria vita per il Signore e per i fratelli: questa è la sfida che ci è posta nelle mani.
Grazie a Dio non siamo da soli a viverla. Accanto a noi ci sono i nostri vescovi, che accompagnano il nostro cammino, le nostre diocesi e tanta gente che “fa il tifo per noi”.
Al seminario, sia quello delle singole diocesi che quello regionale, è chiesto di accompagnare nel discernimento della vocazione, formare al ministero presbiterale, ma anche di essere un “luogo segno”, un luogo significativo che provochi tutta la Chiesa ad un impegno per l’annuncio del vangelo e la testimonianza della fede.
Accogliamo questa responsabilità e ci prepariamo per iniziare questo tempo che il Signore pone dinanzi a noi.

Auguri Andrea. Siamo certi che farai un ottimo lavoro. Lo Spirito del Signore sia con te