Le notizie che sono arrivate sulla comunità di Bose mi hanno fatto molto male.
Questa comunità rappresenta un punto di riferimento importante per tanti cristiani e cristiane in Italia e nel mondo. A Bose tanti giovani e adulti si recano per abbeverarsi al pozzo della Parola annunciata e vissuta e della preghiera comune. Bose è stata ed è un faro di luce ed un’oasi di pace per tanti e tante.
Proprio nei giorni in cui il Vangelo ci introduce nell’esigenza dell’unità tra i discepoli di Gesù, in una comunità di persone stimate sentiamo che il seme della divisione ha messo le sue radici.
Saranno molte le reazioni scomposte di fronte a queste notizie. Alcune si possono immaginare; devo ammettere che alcuni pensieri sono passati anche nel mio cuore e nella mia mente.
Questa sera però prevalgono due sentimenti contrapposti: il primo è una grande tristezza per quella comunità così bella; che peccato che il nemico di Dio abbia seminato la discordia e sia stato necessario l’intervento dell’autorità per dirimere un conflitto interno.
L’altro è di speranza e di consolazione: noi rimaniamo scandalizzati davanti al peccato, ma in questo caso ci viene presentata anche la cura. Quella comunità di monaci e monache, di fronte al pericolo della spaccatura interna, ha chiesto aiuto alla Chiesa che è intervenuta per sanare il conflitto. E’ bene che questo sia avvenuto e che il male sia stato riconosciuto.
Noi ci concentriamo prevalentemente sul peccato (che c’è!), ma dovremmo anche vedere come qualcuno di saggio sia intervenuto per sanare e guarire.
Se un primo istinto era stato quello di giudicare quanto accadeva, il secondo pensiero mi porta a domandarmi: ma se sono caduti loro che sono così bravi, cosa potrebbe accadere a me e alla nostra comunità? Signore abbi misericordia di noi e custodiscici nell’unità e nella pace.