Basta numeri, per favore!

Un appello ai giornalisti

numeri (2)

Ogni tragedia viene misurata e valutata sui numeri (terremoti, alluvioni, epidemie, guerre, …). Anche questa tragedia della “pandemia”; inesorabilmente!
Contagiati, deceduti, guariti, con le successive specifiche (dove, come, quando…).

E’ un triste e arido resoconto che da due mesi si rinnova quotidianamente, una comunicazione che a qualcuno sembra imperdibile, quasi un dovere civico, mentre qualcun altro – come me – la trova insopportabile e inopportuna.

Mi ricordo spesso in questi giorni una frase che Sergio Zavoli disse a Rimini, nel 1996, durante un’assemblea in cui si commemoravano i cinquant’anni della morte di Alberto Marvelli: “Capimmo che la guerra era terminata veramente, quando si ricominciò a morire uno alla volta“.
E’ una frase che mi ritorna alla mente quando sento i bollettini della protezione civile nazionale o le altre comunicazioni riportate sui giornali e dai telegiornali. Numeri: contagiati, deceduti, guariti… ma in realtà, penso, anche ora si muore uno alla volta; siamo noi che non abbiamo la pazienza di stare su ogni persona per capire chi sia o chi sia stata, e preferiamo procedere aggregando i numeri.

Tra la gente che legge quei numeri vedo di volta in volta un certo sollievo o una certa preoccupazione; come se da quei numeri (ce lo fanno credere) dipendesse il nostro  prossimo “ritorno alla normalità” o la dichiarazione della fine della crisi o l’allarme di un nuovo pericolo. La curva, il picco, … sono diventati i nostri punti di riferimento, …
Per quello che poi valgono quei numeri!
Tante persone preparate e diversamente informate mettono in seria discussione la loro pretesa di rappresentare la realtà.

Io non leggo e non ascolto più i numeri. Ho fatto una scelta.

Mi rifiuto di dare spazio ad una contabilità macabra che annulla i volti delle persone che compongono quelle cifre: nonni, nonne, genitori, fratelli, figli, mogli, mariti … lavoratori, persone impegnate nel sociale, imprenditori, persone “normali” e straordinarie …
Ci sono delle storie dietro quelle persone per cui, almeno, dovremmo fare lo sforzo di ricordare i nomi, come si è sempre fatto per i caduti delle guerre.
Forse ci vorrà del tempo per ricordarli tutti e tutte, forse dovremo attendere per sapere bene cosa sia accaduto, come questo virus ci ha colpito, chi si è portato via e – possibilmente – anche perché non siamo riusciti a salvarlo, quali circostanze ce lo hanno impedito.

Nel frattempo non ho bisogno di conoscere i numeri.
Mi interessa di più sapere a chi mi posso “fare prossimo” tra quelli che mi sono vicini; chi potrebbe aver bisogno di essere sostenuto e chi consolato. Questo i numeri non me lo dicono e se do loro troppo spazio nella mia mente e nel mio cuore, rischio di sentirmi esonerato dal cercare con gli occhi i volti delle persone che stanno soffrendo accanto a me in questo tempo difficile.

Basta con i numeri; ve lo chiedo per favore!
Non lo posso chiedere alla protezione civile o ai commissari di governo.

Lo chiedo ai giornalisti: per favore raccontateci le storie delle persone, fate per noi questa fatica, aiutateci a restituire dei volti e a riconoscere il valore della vita di quelle persone che il virus ci ha strappato. Quando lo fate, questo ci fa bene; riscopriamo il valore di quanto è accaduto e, accanto al dolore, possiamo elevare il nostro ringraziamento a Dio per tutto quanto, di quella vita, possiamo riconoscere come un tesoro prezioso, lunga o breve che sia stata.
Questo i numeri non ce lo consentono.
Ma voi giornalisti non siete dei ragionieri, siete dei cercatori d’oro: questo dovrebbe essere il vostro compito. Vi prego di mettere il vostro impegno nel portare alla luce i tesori che ci sono dietro quei numeri e che in questa contabilità ossessiva rischiano di andare dispersi.

Allora forse non ci sembrerà tutto così assurdo.
Allora non ci faremo rapire dall’angoscia per un flagello che sembra colpire come una falce, perché ad ognuno, presto o tardi, sapremo dedicare un ricordo appropriato e, umilmente, riconoscere, pur con la consapevolezza della nostra fragilità, che ogni vita è stata un dono prezioso. Se da questa crisi sapremo imparare nuovamente questo sguardo, tutto quanto accade, pur nella sua tragicità, sarà servito almeno per farci diventare più umani. 

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

Una opinione su "Basta numeri, per favore!"

  1. Straordinario, Don.

    Hai centrato uno dei problemi secondo me più importanti.

    Gli sciacalli della notizia (che un tempo chiamavamo giornalisti) sono pronti a distruggere qualsiasi cosa, a gonfiare ed amplificare qualsiasi comunicazione, sono disposti persino a pubblicare falsità (o meglio: informazioni non ancora verificate) pur di vendere una copia in più, di avere un click in più… è terribile.

    La completa perdita di etica nel “quarto potere” è una delle maggiori fonti di masochismo della nostra società.

    Temo che nessuno ascolterà le tue saggissime parole, ma mi auguro di tutto cuore che questo battito di ali di farfalla possa scatenare almeno in qualche coscienza una vera tempesta.

    Grazie di tutto ciò che fai e che scrivi.
    Gio

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