
Ieri siamo andati a visitare il vescovo di Kolda, che in questo momento, a causa della mancanza del Vescovo a Tambacounda, è anche il vescovo che segue la diocesi dove ci troviamo. La visita è stata impegnativa, perché Kolda si trova quasi a 230 km da Tambacounda, e la strada, come sempre, richiede molto tempo. L’incontro con il Vescovo è stato molto cordiale. È rimasto molto colpito della scelta che ho fatto di venire ad accompagnare Padre Daniel fino alla sua diocesi. Ho raccontato della nostra esperienza, del legame esistente tra la diocesi di Rimini e quella di Tambacounda, delle cose che sono successe in questi anni che ci hanno permesso di crescere nel rapporto di amicizia. Il Vescovo ha manifestato tutta la sua gioia nel rivedere Padre Daniel e ha ringraziato di cuore la nostra Diocesi per quanto è stato fatto nel passato, con la costruzione del seminario diocesano di Tambacounda, con l’accoglienza di Don Mathieu e, infine, con l’accoglienza di Padre Daniel.
Molte volte noi parliamo di progetti e parliamo per progetti: è ormai per noi una forma mentis. Quello che sto vivendo in questi giorni qui in Senegal, non è altro che un rapporto di fraternità tra le chiese. È un rapporto che dovrebbe essere normale e che, grazie a Dio, ci è stato concesso di poter costruire in questi anni, perché abbiamo accolto quello che accadeva, abbiamo accolto delle occasioni che ci si presentavano, per farci reciprocamente accoglienti e stringere tra di noi legami di fraternità.
La sera di mercoledì siamo andati a visitare il seminario di Tambacounda, con la sua comunità di seminaristi. Si tratta di 17 ragazzi di età compresa fra i 13 e i 17 anni che stanno vivendo il loro tempo di discernimento e di formazione vocazionale. È stata una bella occasione di incontro con i seminaristi e con i formatori. Ci hanno raccontato la loro esperienza di provenienza, quello che li ha portati a scegliere di vivere l’esperienza del seminario. Anche noi preti abbiamo raccontato un po’ della nostra esperienza e, io personalmente, ho consigliato loro di insistere molto sulla dimensione della fraternità, perché alla fine è quella che veramente resta nell’esperienza del seminario.
Il monastero trappista presso Wassadou
Questa mattina ho avuto la possibilità di visitare un monastero di monaci trappisti che provengono dalla Francia; la comunità di 5 monaci si è installata in mezzo alla foresta, ai confini del parco Niokolo-Koba. La visita al monastero è stata una bella sorpresa. Mi ha colpito il fatto che una comunità monastica, proveniente dalla Francia, abbia deciso di costruire un’esperienza di vita contemplativa qui, dove la chiesa è molto impegnata nella promozione umana, nella costruzione di progetti, e nella missione per diffusione che siamo abituati a pensare. Come molti sanno, credo che si sia un altro modello di missione. Si tratta della missione per contagio, ed è proprio quella tipica delle comunità monastiche, che, insediandosi in un territorio, contagiano con la loro vita evangelica la realtà in cui si trovano a vivere. Auguro a questa nuova comunità di svilupparsi secondo il progetto di Dio


