Guardiamo avanti

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Le elezioni sono passate. La città ha espresso le sue preferenze.
Ognuno di noi ha diritto di compiere la sua analisi, le sue valutazioni, anche le sue dietrologie. Ognuno ha diritto, in modo rispettoso, di manifestare la propria delusione o la propria soddisfazione per i risultati emersi: è giusto dopo tanto impegno!
Qualcuno si consente illazioni e processi alle intenzioni; fa un po’ parte del gioco e del clima che caratterizza gli appuntamenti elettorali e la vita politica del nostro Paese… non ci facciamo spaventare e proviamo a non arrabbiarci: non servirebbe a nulla.
Passata quasi una settimana dalle consultazioni è piuttosto importante guardare avanti! 

Mentre alcuni dei giochi sono ancora aperti, mentre si misurano le forze e le competenze, e si assegnano incarichi (spero non poltrone), desidero proporre qualche spunto di riflessione a tutti coloro che sono stati eletti, sia nella maggioranza che nella minoranza del Consiglio, e anche a coloro che non sono stati eletti, ma hanno espresso molta passione per il bene comune della nostra città in occasione della campagna elettorale.
Mi sembra di registrare nel nostro Paese (Italia) un diffuso deficit di stile democratico e, sperando di compiere un servizio a tutti, senza alcun paternalismo e tanto meno moralismo, condivido alcuni pensieri che, auspico, aiutino a guardare avanti.

– Prima di tutto una considerazione semplice sui numeri. Se è vero che una parte ha vinto nettamente, ottenendo la maggioranza, è pure vero che un’altra parte ha ottenuto una quota di consensi molto importante. Coloro che “non hanno vinto” non possono essere considerati dei nemici sconfitti, ma dei concittadini le cui istanze e i cui modi di vedere, purificati dalle venature polemiche utili solo in campagna elettorale, hanno diritto di essere ascoltati e valorizzati, tanto più perché sono numerosi: questo è l’esercizio della democrazia. Tutti coloro che siedono in Consiglio, infatti, sono stati eletti per il governo della città, di tutta la città, non solo di quella parte che li ha votati. Solo tutti insieme rappresentano tutti.

– In democrazia, poi, l’arte della dialettica ha una sua importanza fondamentale. Essa ci insegna che una sintesi efficace si ottiene solamente nel confronto serio tra tesi e antitesi.
A tutti coloro che siederanno tra i banchi della maggioranza, desidero ricordare che una vera democrazia e la costruzione di un bene comune si realizza quando tutte le parti rappresentate vedono riconosciuto il diritto di portare il proprio contributo per il miglior governo della città. Coloro che “hanno vinto”, pur forti della maggioranza dei consensi, non possono presumere di non aver bisogno di un confronto. Sarà saggio da parte loro ascoltare le opinioni che vengono anche da altre parti, per valutare con sincerità se esista un contributo utile ad una sintesi migliore.
Una maggioranza che non si mette in ascolto, rischia di rinunciare alla democrazia per instaurare – nei fatti – una dittatura che è solo mascherata di democrazia e, invece della dialettica, si accontenterà della retorica.  

– La stessa responsabilità, sebbene in modo diverso, pesa su coloro che siedono tra i banchi della minoranza. Non si potranno accontentare di tentare di cogliere in fallo le proposte “degli avversari politici”, ma cercheranno di essere propositivi, assumendosi l’onere di elaborare proposte che possono giovare al bene di tutti; inoltre potranno riconoscere il bene che emerge dalle proposte di chi governa, sostenendolo, e correggere responsabilmente quello che può essere migliorato. Se è vero – come è stato detto più volte – che molti punti dei programmi elettorali erano simili, non dovrebbe risultare un’impresa impossibile, e sarà più bella se emergerà dal contributo di tutti. Non credo sia un’utopia.

– Queste elezioni amministrative, inoltre, hanno visto la discesa in campo di ben cinque liste civiche, che si sono affiancate ai partiti per portare nel dibattito politico il contributo dell’esperienza diretta, della competenza sul campo, di una sensibilità che non si riduce agli slogan. Chiedendo perdono per la semplificazione, mi sembra di poter affermare che ciò che ha caratterizzato le liste civiche, sia che esse hanno raccolto da “vari mondi” delle testimoni e dei testimoni di impegno civico, professionale e culturale (anche se non in modo esclusivo ovviamente). Questo bel contributo non deve essere disperso!
Anche a Santarcangelo c’è un fortissimo bisogno di riflessione culturale sui grandi temi del nostro tempo, di esperienze vissute e raccontate, di competenza spesa per il bene comune. Non possiamo pensare di ridurre il confronto politico al puro e semplice pragmatismo amministrativo!
Abbiamo bisogno di luoghi “politici” in cui ci confrontiamo ampiamente sui valori che ci guidano – a partire da quelli che ispirano la Costituzione -, in cui continuiamo a raccontare esperienze e ad offrire la nostra competenza. In questi luoghi ci sarà davvero spazio per tutti (spero).
Lì si potrà collocare anche il contributo che la Parrocchia può portare con la sua sensibilità pluriforme, la pluralità delle testimonianze che la caratterizza e la gratuità di presenza che abbiamo sempre cercato di custodire.

Spero che questo mio contributo non sia interpretato come una predica, perché – per esperienza – so che le prediche portano solo degli sbadigli. Voleva essere semplicemente un sogno condiviso con tutti, oltre le polemiche e le illazioni. Spero, piuttosto, che venga colto come un invito a guardare avanti e ad iniziare questo nuovo cammino che ci attende con il passo giusto.
Il proverbio dice che “chi ben comincia è già a metà dell’opera” … Proviamo ad iniziare bene.

Buon lavoro a tutti.

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

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