Siamo appena tornati da un pellegrinaggio a Roma. Clima molto bello sia nel meteo che nel gruppo che si è formato semplicemente sull’adesione ad una proposta.
Ho provato a pensare quale sia stata la nota dominante di questo viaggio ed ho pensato che è stata caratterizzata dall’incontro con tre papi, ognuno dei quali ci ha lasciato una parola importante per continuare il nostro cammino.
Papa Callisto. La prima tappa del nostro itinerario ha visto la visita delle catacombe di san Callisto, che fu vescovo di Roma per cinque anni a partire dal 218.
Di lui sappiamo veramente poco e, molte notizie ci sono state riportate da Ippolito di Roma, che gli si contrappose durissimamente considerandolo poco fedele alla tradizione e troppo misericordioso nella riammissione alla fede di coloro che, per debolezza, di fronte alla minaccia di morte, avevano bruciato incenso agli dèi pagani (i lapsi). Ovviamente Ippolito ci dice ogni male di Callisto, ma la Chiesa lo considera un santo. Questa è la sintesi riportata nel Messale romano: San Callisto I, papa, martire: da diacono, dopo un lungo esilio in Sardegna, si prese cura del cimitero sulla via Appia noto sotto il suo nome (le catacombe), dove raccolse le vestigia dei martiri a futura venerazione dei posteri; eletto poi papa promosse la retta dottrina e riconciliò con benevolenza i lapsi, coronando infine il suo operoso episcopato con un luminoso martirio.
Di papa Callisto possiamo sicuramente ricordare questa cura per la testimonianza di coloro che hanno dato la vita per la fede e la sua capacità di essere un uomo di riconciliazione per coloro che si erano allontanati dalla fede.
Papa Clemente XIV. E’ il nostro illustre concittadino. Abbiamo visitato la sua tomba presso la basilica dei Santi XII Apostoli. L’incontro con fra Agnello, parroco della basilica, ci ha permesso di conoscere meglio la figura di Lorenzo Ganganelli (Clemente XIV) che fu frate minore conventuale e a lungo visse in quello stesso convento ove ora riposa il suo corpo.
Il monumento funebre, scolpito dal giovanissimo Canova, è un’opera d’arte di rara bellezza con un messaggio molto bello sulla figura di papa Clemente XVI, anche lui vescovo di Roma per cinque anni (1769-1774).
Del pontificato di Clemente XIV, molta storiografia mette in evidenza solo la decisione della soppressione dei Gesuiti, dimenticando la grande cultura di questo Papa, che ha avuto il merito di aver raccolto buona parte del patrimonio scultoreo ora conservato nei Musei Vaticani (Museo Pio – Clementino), e il suo desiderio di vivere al di fuori degli intrighi e delle questioni che affliggevano la politica del tempo. Su di lui molte calunnie sono state diffuse e il fatto che sia morto nel convento dei suoi frati, piuttosto che in Vaticano, e che lì il suo corpo venga custodito, ci dice molto delle difficoltà che ha dovuto affrontare.
Nel monumento funebre Canova pone ai piedi della statua del pontefice in trono le allegorie della temperanza e della mansuetudine, due virtù che ben si addicevano a questo uomo di grande cultura. I suoi contemporanei così lo hanno voluto tramandare ai posteri, come un uomo temperante e mansueto.
Papa Francesco. E’ il Papa che ci ha accolto in Vaticano e ci ha raccontato del suo ultimo viaggio apostolico vissuto in Bulgaria e Macedonia del Nord. Siamo stati fortunati ad avere l’opportunità di accogliere questa condivisione del Papa. Lui, il custode dell’unità della Chiesa, ci consente di allargare il cuore per conoscere cosa accade nelle periferie del mondo e della Chiesa, nelle piccole comunità cristiane che non sono sotto i riflettori mediatici, ma che, evidentemente, sono al centro del suo interesse.
Papa Francesco ci ha raccontato dell’incontro che ha vissuto a Skopje con le suore di Madre Teresa di Calcutta e ci ha testimoniato la sua commozione nel vedere come queste donne fanno la carità con tenerezza e mai con acidità. Questa è la parola che ha ripetuto più volte: la carità fatta con tenerezza.
Tre papi e tre parole da custodire per vivere il Vangelo:
Callisto, la riconciliazione e la misericordia verso i peccatori;
Clemente XIV, la temperanza e la mansuetudine;
Francesco, la carità vissuta con tenerezza.
Il pellegrinaggio, così, può continuare!