Ci mettono la faccia

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I tempi si stringono. I motori si stanno scaldando. La città è in fermento.
Mentre nelle settimane passate sono già stati resi noti i nomi dei candidati e delle candidate al ruolo di Sindaco, nei prossimi giorni saranno presentate le liste dei candidati  e delle candidate al Consiglio Comunale. Le strategie elettorali chiedono un certo riserbo e solo alla fine saranno scoperti i nomi (e i giochi).

In questi ultimi giorni ho incontrato diverse persone che mi hanno confidato di essere state interpellate da rappresentanti delle liste dei diversi schieramenti, perché si mettessero a disposizione per candidarsi per il Consiglio Comunale. Alcune di loro mi hanno rivelato di aver accolto questa sfida con trepidazione ed entusiasmo. Prima di tutto ringrazio tutte queste persone perché hanno accettato di metterci la faccia, consapevoli della responsabilità che si assumono e delle difficoltà connesse; non mi sembra ne’ semplice ne’ scontato.

Ho pensato di condividere alcune riflessioni su quanto sta accadendo un po’ per sostenerle, un po’ per condividere una mia lettura.

1. Cristiani nel mondo
Mi fa piacere che, come è accaduto nel passato, ancora oggi i membri della nostra comunità cristiana si mettano a servizio della città non solo nell’ambito del volontariato, ma anche in quello della amministrazione della cosa pubblica. E’ il segno di una vita cristiana che non si ritira sul monte lontano dalla città, o in recinti di confort autogestiti, o che si limita ad operare sui sintomi senza intaccare le cause; ma desidera contribuire a creare le condizioni perché la città, nel suo insieme, possa consentire ad ognuno di vivere bene. E’ davvero un bel segno.

2. Uno stile da testimoniare
L’essere cristiani nel mondo e, in particolare, nella politica, non può limitarsi alla declamazione dei valori, ma chiede di tradursi nella testimonianza in uno stile di moderazione e di rispetto per ogni persona, stile che oggi concretamente potrebbe significare: saper stare davanti ad un avversario politico senza considerarlo mai un nemico (la differenza non è sottile); saper riconoscere il bene (anche parziale) di una proposta, qualunque sia la parte politica che la promuove; saper costruire ampie collaborazioni per il bene dei cittadini, superando le logiche settarie. Oltre ai valori è importante lo stile, uno stile propriamente cattolico (= il contrario di settario).

3. Discernimento, mediazione, processi
La virtù che maggiormente caratterizza il politico è la capacità di mediazione, perché raramente un’idea può incarnarsi nella realtà senza qualche compromesso. La realtà, come ci ricorda il Papa, precede sempre l’idea ed è più importante dell’idea, semplicemente perché è. La politica è l’arte di saper mediare un’idea rispetto alle condizioni concrete, le circostanze, le persone chiamate in causa, i vincoli legislativi e di bilancio, cercando di realizzare il maggior bene possibile (che è molto diverso e non coincide con il male minore). In questa mediazione è molto importante allenarsi alla capacità di discernimento, per coniugare i valori nella realtà senza tradirli, e cercare di far crescere la realtà secondo percorsi che valorizzano il bene che c’è. A tal fine è molto importante individuare dei processi che, potrebbero avere tempi lunghi (più lunghi delle verifiche elettorali), ma che occorre aver il coraggio di avviare pensando alla costruzione di un domani che sarà per coloro che ci succederanno (lo spirito dei costruttori di cattedrali).

4. Imparare a vivere le istituzioni
Viviamo in un tempo di grande crisi delle istituzioni. Tutte (Chiesa compresa) hanno perso la loro autorevolezza pregiudiziale. I motivi sono molti e non è questo il luogo delle dissertazioni. Impegnarsi nelle istituzioni locali, regionali, nazionali o europee significa assumersi la responsabilità di rinnovare la fiducia dei cittadini nelle stesse: anche per le istituzioni in cui ci si impegna occorre metterci la faccia. Una democrazia senza istituzioni diventa un regime demagogico, dove decide chi urla più forte o chi è più potente.
Le istituzioni, anche con le loro complessità e le loro lentezze, ci aiutano a custodire un’attenzione al bene comune, alla legalità, alla solidarietà. 
Le istituzioni sono un mondo in cui è bene imparare a vivere, comprendendone i funzionamenti, per garantire a tutti la possibilità di essere rispettati nei propri diritti e sostenuti nell’adempimento dei propri doveri. Ciò non significa che le nostre istituzioni non possano essere migliorate; ma sempre e solo attraverso processi di partecipazione democratica che richiedono impegno, studio e pazienza. Le istituzioni, nonostante la loro mole, sono realtà delicate, in cui occorre entrare con attenzione e non con il piccone. Le scorciatoie raramente portano ad una meta interessante.

5. Un impegno duraturo su due fronti
Impegnarsi in una lista elettorale non può limitarsi a fare “il portatore d’acqua”, cercando di canalizzare per la lista/coalizione qualche voto di amici e conoscenti.
Impegnarsi in una lista, sia che si venga eletti, sia che non si venga eletti, penso significhi assumersi la responsabilità di partecipare in modo nuovo alla vita della città, mettendo il proprio tempo, la propria intelligenza, la propria sensibilità, le proprie capacità e competenze a servizio del bene di tutti. Per questo impegno – al limite – vale la pena lasciare anche qualche servizio in parrocchia (difficilmente si può fare tutto).
Tale impegno, almeno per coloro che appartengono in modo esplicito alla comunità cristiana, credo possa giocarsi almeno su due fronti: da una parte portare nella società civile quelle attenzioni e quello stile di accoglienza, condivisione e rispetto che si dovrebbe vivere  (speriamo che avvenga) nella comunità ecclesiale; dall’altra portare nella comunità ecclesiale le preoccupazioni e le istanze che nascono dall’incontro con tante altre persone e con tutti quegli uomini e donne di buona volontà che si sono assunti l’onere di fare del proprio meglio per il bene comune. Questo impegno duraturo non potrà che portare del bene a tutti e fare crescere la comunità cristiana.

Auguro a tutte e a tutti che questo tempo che ci separa dalle consultazioni elettorali possa essere un tempo bello, segnato dal dialogo, dal confronto, da una competizione  vera, rispettosa e onesta. Le parole sono pietre che possono costruire o ferire… e le ferite lasciano segni che difficilmente faranno crescere una realtà e una città: ognuno si senta responsabile. 

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

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