Natale con le mani vuote, senza regali da portare, senza nulla che mostri noi stessi, la nostra forza, il nostro valore, la nostra generosità… solo mani vuote.
Vuote perché hanno dato tutto senza nulla trattenere; vuote non perché bucate o indolenti, ma perché capaci di tradurre in azione quello che il cuore sente per il fratello e per la sorella, per l’amico e per il vicino…
Questi giorni sono stato nelle scuole materne statali di Santarcangelo a raccontare la storia del “Quarto re magio” scritta dal Vescovo Francesco.
Actaban (così si chiama il personaggio della storia) arriva davanti alla grotta di Betlemme in ritardo e senza nulla da portare, perché quanto aveva preparato, tutti i suoi doni, sono stati usati lungo la strada per soccorrere varie persone che avevano bisogno di aiuto.
Grazie alle sue mani vuote Actaban può ricevere tra le braccia il bimbo Gesù, direttamente dalle mani della Madre di Dio, e scopre che, di fronte a quel bambino, non andiamo per portare doni, ma per ricevere Lui. Actaban scopre il mistero del Natale.
Le mani di Actaban si erano vuotate perché aveva vinto l’indifferenza, perché lungo il suo viaggio si era lasciato coinvolgere dalle richieste di aiuto che gli venivano rivolte in modo più o meno esplicito. Non si era giustificato, non aveva rimandato, … La generosità e l’empatia avevano reso via via le mani di Actaban capaci di accogliere il dono che Dio ha fatto a noi mandando il suo Figlio.
In questo tempo di Avvento, mentre prepariamo la strada al Signore che viene, mentre ci prepariamo raddrizzando strade, spianando colline e colmando burroni, come ci ha invitato a fare il Vangelo di domenica scorsa, proviamo anche a vuotare le nostre mani perché, giunti a Natale, possiamo davvero accogliere, nella nostra povertà Colui che viene ad abitare in mezzo a noi.
Non è comodo presentarsi a mani vuote. Ma è l’unica possibilità per essere pronti ad accogliere e abbracciare chi ci viene incontro.