Si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è:Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima,con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». (Mc 12,28-31)
Mi ha molto colpito la coincidenza di questo brano del Vangelo nel giorno in cui il nostro Paese ricorda il centenario della fine della Grande Guerra, «l’inutile strage» che costò la vita a milioni di persone. La coincidenza tra il ricordo della guerra e la parola del Vangelo sembrerebbe stridere pesantemente: come si fa a parlare di amore quando ricordiamo la fine di una follia in cui l’uomo ha rivelato il peggio di sé?
Quando Dio ci consegna i comandamenti dell’amore, compie un grande atto di fiducia in noi. Chiederci di amare lui con tutto il cuore, la mente, la forza e di amare il prossimo come noi stessi, testimonia che Dio, in sé stesso, crede che noi siamo capaci di farlo, altrimenti non ce lo chiederebbe.
Dobbiamo essere onesti: noi facciamo fatica a crederci! Facciamo fatica a pensare che l’uomo sia capace di realizzare un livello tale di amore. Forse lo potrebbe fare qualche uomo e qualche donna eccezionale, dotato di uno spirito fuori dal comune… Ma il comandamento non è per pochi eletti: è per tutti!
Dio crede che tutti noi siamo capaci di questo amore e non ha rinunciato a questa fiducia nonostante il peccato, le atrocità e le meschinità che la storia dell’uomo ci testimonia.
Il comandamento ci rivela il sogno di Dio: il Padre ce lo riconsegna tramite il Figlio perché riconosciamo la sua fiducia in noi e, forti di questa fiducia, possiamo far emergere il meglio di noi stessi, ciò che ci rende più simili a Dio e che rivela l’immagine di Dio che portiamo in noi: la nostra capacità di amare.
Allora la guerra sarà davvero finita.