La giornata di oggi è stata in tutti i sensi la più mistica.
Parto da Bobbio alle 6.40. Il tempo è splendido. So che mi aspetta una salita impegnativa quasi mille metri di dislivello e vorrei risparmiarmi un po’ di caldo. Il sentiero prevede alcune opzioni, ma non so per quale motivo mi ritrovo indirizzato verso una di queste senza aver scelto: il sentiero ha scelto per me.
Arrivo a Coli dove c’è la Chiesa di San Vito che contiene un bassorilievo del VII sec. proveniente dalla grotta dove Colombano si ritirava in preghiera. Siccome la chiesa è chiusa vado nel bar vicino e mi danno indicazioni per arrivare al parroco, padre Athanase appena rientrato da un viaggio in Congo dove c’è la sua famiglia. Il parroco è molto cordiale. Mi apre la Chiesa dove prego per qualche minuto. Chiedo informazioni sulla situazione del Congo, faccio una foto alla croce di san Colombano.
Riparto da Coli incerto se andare alla grotta di san Michele, c’è un bel pezzo di strada e di dislivello da aggiungere alla molta di oggi. Mentre sto facendo queste valutazioni riconosco la tentazione del pellegrino, quella che ti impedisce di cogliere le opportunità perché sei troppo preoccupato della tappa. Come il levita e il sacerdote della parabola del buon samaritano che sono passati oltre… ok ci vado! Chiedo informazioni ad un signore molto anziano che incontro sulla mia strada, il quale mi dice con chiarezza quello che mi aspetta. La grotta si trova sotto un costone di roccia che vedo in lontananza. Parto ed inizio la discesa.
La strada è difficile e diventa sempre più difficile. A un certo punto una parola che ho ascoltato distrattamente nel bar prende consistenza: gelicidio. Molti alberi nell’ultimo inverno hanno subito questo fenomeno e molte parti del bosco sono completamente disastrate. Il sentiero è invaso da alberi morti e raggiungere la meta diventa sempre più impegnativo, ma decido di andare avanti. Mi fido della intuizione che ho avuto e in effetti la realtà che trovo merita tutta la fatica che ho fatto e che farò in questa giornata.
Decido di celebrare la messa qui, da solo, cantando, nella festa dei santi Pietro e Paolo. Mi viene in mente che probabilmente qui ha celebrato anche san Colombano durante i suoi ritiri. Prego per mio babbo che porta il nome di ambedue i santi di oggi, per il Papa, per il nostro presbiterio e in particolare per i preti che oggi ricordano la loro ordinazione (anche don Giancarlo e don Giuseppe Celli), per tutta la parrocchia per alcune persone che mi hanno chiesto un ricordo particolare: sono tante, il Signore le conosce tutte.
Finita la messa riprendo il sentiero, devo ritornare al bivio; in tutto ho impiegato due ore e mezzo, ho aggiunto cinque chilometri alla mia tappa e 420 metri di dislivello in salita e discesa, in più è ormai mezzogiorno e devo affrontare la mia scalata nelle ore più calde e senza poter fare tante soste perché è un po’ tardi, … ma non mi importa, sono sereno. Ho vinto la tentazione del pellegrino e ho deciso di fidarmi. Arrivo alla mèta alle 17, stanco, accaldato, ma contento.
Lascio un po’ di sguardi che mi hanno colpito oggi.