Sergio De Vita, che conosco da molti anni e che recentemente ha aderito al Popolo della Famiglia, presentandosi come candidato alle ultime elezioni politiche, ha voluto rispondere alla lettera aperta che ho indirizzato al Ministro Alfano. Poiché mi ha scritto utilizzando un portale di informazione pubblico (Rimini 2.0), ho pensato di pubblicare la risposta che gli ho inviato per email. Lo faccio non per alimentare la polemica, ma per aiutare anche altri che hanno reagito in modo piuttosto aspro nei miei confronti a comprendere il pensiero che mi ha mosso a quell’intervento. Non ho potuto farlo direttamente sul sito perché non avendo un account FB non ho potuto accedere alla sezione commenti.
Dal Popolo della famiglia a don Turchini: il caso Alfie e la cittadinanza italiana … e la mia risposta
Carissimo Sergio,
mi è stato segnalato da amici il tuo articolo in risposta alla mia lettera aperta.
Prima di tutto desidero ringraziarti per lo stile pacato che caratterizza i tuoi interventi, stile sempre più raro anche in questo blog o sito (Rimini 2.0 n.d.r.).
Vorrei fare un paio di precisazioni in merito a quanto hai riportato nel tuo testo:
1) io non ho rimproverato il ministro Alfano, ne’ gli ho tirato le orecchie – come qualcun altro ha scritto -, ma ho posto una domanda in modo garbato e rispettoso su quella che notavo come una incongruenza; l’ho fatto in stile provocatorio, ma sempre rispettoso;
2) nella Parrocchia di Santarcangelo non è stata fatta alcuna sensibilizzazione in periodo elettorale sul tema della legge sullo “Ius culturae”, ma come riportato fedelmente sul settimanale “Il Ponte“, abbiamo proposto un incontro con mons. Perego – arcivescovo di Ferrara – per commentare due importanti messaggi di papa Francesco (quello per la giornata migranti e quello per giornata per la pace) all’interno di un percorso che il Consiglio pastorale parrocchiale aveva iniziato nel febbraio 2016 (alcuni mesi prima della mia nomina a parroco di Santarcangelo); purtroppo, proprio su questo sito, il resoconto riportato non è stato molto fedele di quanto sia avvenuto in quella serata e forse questo ti ha portato al fraintendimento;
3) mi dispiace che a molti sia sfuggito, nella mia lettera ad Alfano, che personalmente plaudivo all’intervento del Governo, essendo consapevole della questione in gioco nella vicenda di Alfie Evans e della sua famiglia; sembra che molti siano preoccupati a convincermi sulla necessità di dovermi schierare per difendere il diritto alla cura ed alla tutela della vita di questo e di altri piccoli (o adulti o anziani) incappati in vicende simili: grazie per la cura nei miei riguardi, ma ne sono già convinto. Questo però non mi vieta di pensare che tale preoccupazione dovrebbe vederci altrettanto impegnati su altri fronti in cui la cultura dello scarto agisce in modo non meno crudele e la dignità della persona viene misconosciuta.
Il giudizio che sia un’emergenza “inferiore” o che non ci sia alcuna emergenza sui diritti di cittandinanza penso possa essere oggetto di discussione, di confronto civile e pacato anche al di fuori della campagna elettorale. Mi sembrava – nei mesi scorsi – che un quotidiano come “Avvenire”, decisamente schierato a favore della difesa della dignità dell’uomo e sostenitore della visione antropologica in cui ci ritroviamo, la ponesse come un’esigenza imprescindibile, ma tant’è. E’ giusto ed è possibile anche fra cattolici avere posizioni diverse: anzi è proprio ciò che ci rende cattolici (uniti nella diversità).
E’ bello vedere questo ampio movimento che si è creato a difesa di una vita e della dignità della persona; è bello vedere addirittura un governo morente che si è mobilitato in modo unitario per una causa importante; personalmente penso che le cause importanti siano anche altre – anche se diverse – e che sarebbe bello anche in quei casi trovare la medesima disponibilità e unanimità nel cercare di contrastare quella cultura dello scarto che, nel caso di Alfie Evans è emersa in modo così drammatico, ma che è la fonte di ispirazione di tante altre scelte giuridiche e politiche che caratterizzano il nostro tempo e il nostro mondo.
Concludo con una citazione dell’ultima esortazione apostolica Gaudete et Exultate che ho incontrato proprio questa sera nel corso di un incontro in parrocchia su questo testo del Papa. Propongo questo testo come spunto di riflessione e non usandolo come un’arma contro qualcuno, tanto meno contro di te.
“101. Nocivo e ideologico è anche l’errore di quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista. O lo relativizzano come se ci fossero altre cose più importanti o come se interessasse solo una determinata etica o una ragione che essi difendono. La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto.Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo, dove alcuni festeggiano, spendono allegramente e riducono la propria vita alle novità del consumo, mentre altri guardano solo da fuori e intanto la loro vita passa e finisce miseramente.
102. Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi “seri” della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere, ma non un cristiano, a cui si addice solo l’atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli. Possiamo riconoscere che è precisamente quello che ci chiede Gesù quando ci dice che accogliamo Lui stesso in ogni forestiero (cfr Mt 25,35)?” (GE 101-102)
Io ti conosco da molto tempo e non penso in alcun modo tu sia quel tipo di politico.
Ti saluto con grande affetto e stima.
don Andrea