Non tutti i silenzi sono uguali.
Distinguerli a volte può essere possibile, ma il rischio di fare un processo alle intenzioni è molto forte.
Il silenzio più assordante è quello di Gesù di fronte a Pilato, così come viene raccontato dall’evangelista Giovanni (Gv 18-19).
Pilato non riesce ad interpretare quel silenzio… comprende che Gesù non è uno sconfitto rassegnato. Non comprende che Gesù vive un silenzio obbediente alla volontà del Padre.
Gesù sceglie di rimanere in silenzio.
Ci sono altri silenzi.
C’è il silenzio del vigliacco che non si vuole compromettere; c’è quello del rassegnato che non dice nulla perché “tanto non cambia nulla“; c’è quello del padre della Parabola del figliuol prodigo (Lc 15) che non si oppone alle pretese del figlio; c’è il silenzio dell’imputato che – lecitamente – si avvale della facoltà di non rispondere; c’è il silenzio di chi responsabilmente decide di astenersi dal parlare, rinunciando a far riconoscere le proprie ragioni, perché ogni parola potrebbe risultare dannosa per altri; c’è il silenzio di chi non può parlare perché la coscienza o un obbligo morale glielo impedisce; c’è il silenzio di chi pensa di aver già detto quanto aveva da dire e non desidera ribattere per evitare la polemica… Ci sono molti silenzi.
Qualcuno pensa di avere il diritto o la capacità di interpretarli, di conoscere le vere ragioni di un silenzio. Altri, semplicemente, lo rispettano come una scelta che potrà essere compresa a suo tempo… anche la legge degli uomini rispetta il silenzio.
E’ evidente che oggi facciamo fatica a stare di fronte ad un silenzio.
Eppure anche il silenzio ha qualcosa da dire, ma chiede di essere ascoltato.
In silenzio.
Bello sempre più profondo! Ho cercato tra le righe quale dei silenzi menzionati mi trovo dentro? Grazie Andrea!