“E’ un mondo difficile!” … si sente dire molte volte citando quella che – ormai – è diventata una gag.
Da qualche mese mi ritorna in mente quella espressione di papa Francesco che, nella Evangelii gaudium, afferma che la realtà è superiore all’idea.
Mi sembra un’osservazione per niente banale e capace di cogliere la radice della maggior parte delle nostre tensioni/frustrazioni…
Quando l’idea prevale sulla realtà, io mi sento a disagio, mi agito, noto soprattutto ciò che manca o non corrisponde… alla mia idea: la realtà diventa manchevole, limitata, … alla lunga diventa inaccettabile e fonte di tensioni.
La reazione al disagio è il desiderio e il tentativo di semplificazione.
Semplificare la realtà ci sembra una buona strategia per risolvere la nostra tensione/frustrazione, ma tale operazione, spesso, ha come conseguenza un rinnegamento della realtà medesima, un’incapacità nell’accogliere la realtà così com’è, giudicandone una parte come causa di tensione, ritenendola non adatta e, quindi, eliminandola.
Questa operazione è la sorgente di molti fondamentalismi, delle ideologie radicali e anche dei famigerati populismi che infestano il nostro tempo. Siamo alla ricerca di una ricetta o di qualcuno (se è uno tosto molto meglio) che ci semplifichi la realtà e la vita… sentiamo che andare avanti nella complessità è troppo difficile.
Io credo invece (e non solo io per fortuna), che dobbiamo imparare ad abitare la complessità e la tensione, trovando in essa la nostra serenità e la nostra pace. Dobbiamo imparare ad accogliere questa complessità come il luogo in cui la provvidenza di Dio si manifesta per noi, come il luogo in cui siamo chiamati a vivere la nostra vita.
Sembra una contraddizione, ma è esattamente quello che ci insegna il Vangelo e la fede della Chiesa.
Prendiamo, per esempio, il testo delle Beatitudini (Mt 5,1-12), che leggeremo proprio questa domenica: Gesù ci presenta una realtà complessa, addirittura conflittuale, dove la causa della felicità (o beatitudine) non è affatto la soluzione del problema, ma la capacità di abitare quella complessità e quel conflitto per scoprire che proprio andando fino in fondo e permanendo in essa incontriamo il Signore, come colui che ci dona la consolazione e la pace.
D’altra parte Dio si è rivelato come complessità, non come semplicità: lui è Trinità di persone e unità di natura; il suo Figlio è vero uomo e vero Dio; la Chiesa è santa e bisognosa di conversione; l’Eucaristia è vero pane e vero corpo del Signore; Maria è Madre e Vergine… molto della nostra fede ci riporta alla complessità, quasi a dirci che questa è la via in cui lo dobbiamo cercare. E’ la via dell’ ‘et..et‘ non quella dell’ ‘aut…aut‘.
Dobbiamo rinunciare alla fantasia di una vita beata nella semplificazione.
Siamo chiamati a trovare la pace abitando la complessità riconciliandoci con essa. E’ il luogo concreto in cui Dio ci chiede di incontrarlo e riconoscerlo.
Sarà importante aiutarsi e sostenersi perché questa consapevolezza non ci esonera dalla fatica, ma questo rimane l’unico modo per essere fedeli alla chiamata e alla missione che Dio ci affida in questo tempo e, forse, in ogni tempo.
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