Pellegrini di Pasqua a La Verna

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Celletta di san Rocco – Prima tappa

Rimettersi gli scarponi ai piedi e lo zaino sulle spalle è sempre una sensazione interessante; vivere la strada con tutte le sue componenti di avventura e precarietà, di relazioni e di bellezza, è una esperienza che so già che mi fa bene.

Quest’anno la decisione era stata presa per tempo: dopo Pasqua invece di partecipare ad un convegno di formazione (come ho fatto negli ultimi anni), mi sono relagato un pellegrinaggio a piedi sulle orme di san Francesco verso La Verna! Già a novembre ho cominciato a lanciare gli inviti ad amici ed amiche camminatori/trici e pellegrine/i. Mi ha confortato vedere che la proposta è stata accolta con entusiasmo. Ovviamente molti hanno dovuto fare i conti con gli impegni di lavoro e di famiglia, ma l’idea era di condividere la strada in modo diverso, anche solo per un breve tratto. E così tredici persone si sono messe in cammino; tre di queste hanno compiuto tutto l’itinerario, mentre le altre lo hanno condiviso in parte. Mi piace ricordare i loro nomi: Lorenzo, Alice, Carola, Lisa, Anna, Maria, Sara, Benedetta, Ilenia, Serena, Pamela, Lorena.

Il percorso è stato già tracciato da chi ci ha preceduto su questo itinerario, ma consultando amici e guide, abbiamo fatto alcune variazioni utili (e intelligenti?!). Lo stile voleva essere essenziale, pellegrino. Il lunedì di Pasqua ci siamo messi in cammino.

La prima cosa che mi sento di dire è che questo pellegrinaggio è stato ben preparato: non solo logisticamente (ben preparato anche in questo senso grazie al prezioso contributo di Alice), ma soprattutto interiormente. Mi sono sentito pronto e desideroso di partire. Avevo le cose necessarie (anche di più), avevo in mente le persone per cui volevo pregare; sapevo quale fosse la grazia da chiedere al Signore e l’esigenza del mio spirito nel mettermi in cammino. Questa preparazione ha molto influito sul buon risultato di questa esperienza.

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ultima tappa – Poggio Tre Vescovi – Sentiero 00

La seconda è stata l’esperienza di libertà dentro una proposta caratterizzata. Chiunque avrebbe potuto camminare con noi, per il tempo che voleva (o poteva), mettendoci le motivazioni che sentiva, portando la sua vita e le sue domande … per tutti c’era spazio perché la strada, per definizione, è “non-luogo” in cui tutti hanno il diritto di stare. E’ stato bello uscire da alcuni schemi che a volte ci costringono, e dare ad ognuno la possibilità di vivere la sua strada, pur dentro una proposta comune.

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quarta tappa – fango sui nostri scarponi dopo Poggio dei pratoni

La terza cosa che mi sento di rilevare è stata la preghiera, essenziale, ma sostanziosa. La liturgia delle ore, la messa, la meditazione sulla prima lettera di Pietro che ci ha accompagnato; tutto a misura della strada. Non volevamo fare un trekking, ma un pellegrinaggio e la differenza non è data solo dalla mèta, ma anche dallo stile. Pellegrinare significa camminare alla presenza di Dio per incontrarlo lì dove lui ci ha dato appuntamento. Piccoli spunti, come bocconi di pane che ti nutrono durante il cammino. In particolare sono state molto belle le messe, tutte vissute con altre comunità che ci hanno accompagnato e fatto gustare la loro preghiera. Su tutte la messa con le Clarisse di Sant’Agata Feltria, al mattino presto, credo che abbia lasciato a tutti un segno di bene e di bellezza come solo gli uomini e le donne di Dio ti sanno dare.

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preghiera dei Vespri a Sant’Igne

La quarta cosa che ancora devo imparare e reimparare è l’essenzialità che la strada cerca di insegnarmi da tempo. Questa estate mi è costato molto caro uno zaino inutilmente pesante, frutto della paura di trovarsi sprovvisti di qualcosa e della presunzione di essere capaci di tutto. In questo cammino ho potuto scaricare di giorno in giorno lo zaino, rendendomi conto delle cose non necessarie che avevo portato con me e di quanto mi appesantissero nel cammino. Come è difficile fidarsi della provvidenza o accontentarsi del necessario!!! … c’è ancora molto da imparare. Grazie a chi mi ha consentito di scaricare lo zaino progressivamente, comprendendo gradualmente di cosa avessi veramente bisogno.

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cascatella nella salita a Poggio Tre Vescovi

La quinta cosa che vorrei condividere è l’esperienza di bellezza che ci è stata regalata. La Provvidenza ha voluto che ci sia stata risparmiata la pioggia e – anche per questo – abbiamo potuto godere della bellezza di ciò che ci circondava in tutto il suo splendore. Davvero difficile rimanere indifferenti: vallate, colline, montagne, fiumi, cascate, cieli tersi o nuvolosi; esserci concessi la libertà di poter guardare un orizzonte più ampio di quello che ci è consentito nel nostro quotidiano, ci ha permesso di poter respirare a polmoni più aperti e di incamerare la forza che la realtà che ci circonda, guardata dalla giusta prospettiva, è capace di comunicarci.

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Tramonto da san Leo
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Scorcio di san Leo
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Fiume Marecchia con Monte Pincio e Monte Aquilone
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Santuario della Madonna di Saiano

 

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Visione di san Leo

Infine l’arrivo a La Verna, luogo così particolare che parla di bellezza, di amore, di dolore e di passione. Francesco va a La Verna in condizioni molto difficili: i frati lo avevano esautorato; sembrava che tutto il suo progetto fosse fallito e proprio in quel momento, in un tempo lungo di preghiera, invoca da Dio di vivere l’esperienza dell’amore e la sofferenza della croce, per dare un senso più alto al dolore che lui sta vivendo. Questo mistero della croce che si imprime indelebilmente nella carne di Francesco proprio sulle rocce della Verna, ci ricorda che, anche nel tempo di Pasqua, non possiamo archiviare la croce come un male necessario, ma – per fortuna – superato dalla risurrezione. La croce rimane una costante essenziale per comprendere la Pasqua: anche il risorto che appare ai suoi, porta sul suo corpo il segno della croce. Così è anche per noi! Mistero da contemplare e da comprendere nella nostra vita di tutti i giorni, prendendo ogni giorno la croce, come ci invita a fare Gesù nel Vangelo secondo Luca.

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La croce della Verna

Ricuperare questa via come la via della fede; arrivare alla Verna e fare i conti con questo mistero mi ha aiutato a comprendere che molto devo ancora penetrare del mistero della fede, e che, tutte le volte che rinnego la croce come via necessaria per la mia vita (accolta e non subita), di fatto rinnego Gesù e il Vangelo.

Sono grato per questa esperienza e per gli amici e le amiche che l’hanno condivisa con me.

La strada, questo l’ho imparato da tempo, va presa a piccole dosi, perché un pellegrinaggio si può facilmente trasformare in una fuga dalla vita reale dove invece siamo chiamati a tornare, rinnovati. Rientro dunque con fatica nella vita ordinaria, con i suoi impegni e le sue fatiche, con le sue gioie e i suoi frutti. Per adesso rimetto gli scarponi nella loro scatola e lo zaino al suo posto nell’armadio. Se Dio vorrà ci saranno altre strade su cui mettere i piedi e camminare. Per adesso solo grazie, … e che il seme gettato nel campo arato dalla fatica del cammino, possa portare frutto.

Qualche volto:

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Lorenzo
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don Osvaldo e don Andrea
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Ilenia e Carola – Lorena e Anna (più lontane)
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Carola
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Pamela
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Serena, Lisa, don Andrea, Carola e Anna (in basso)
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(Da sx) Benedetta, Ilenia, Anna, Carola e Lorena
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L’unica foto in cui Alice non è dietro la macchina fotografica

Buona strada.

Il percorso che abbiamo fatto e alcune note per chi volesse ripercorrere il cammino:

prima tappa (14 km) a Villa Verucchio: dal Seminario di Rimini, via della Torretta, via Magalona, via Carpi, via santa Cristina, via Ca’Torsani, via san Martino in XX, via Gragnano, via Montecieco, via san Paolo, via san Rocco, via Serra Casalecchio, via Valle fino al Convento di Villa Verucchio. Pernottamento in parrocchia e cena autogestita.

seconda tappa (28 km) a san Leo: lungo la pista ciclabile del Marecchia fino alla Madonna di Saiano, Montebello, Ponte Santa Maria Maddalena, Sant’Igne, San Leo. Cena e pernottamento (chiedere trattamento da pellegrini) presso il B&B Belvedere a san Leo (Danilo 0541-916361)

terza tappa (22 km) sant’Agata Feltria: si possono seguire perfettamente le indicazioni della Guida scritta da Luca Zavatta, Il cammino di san Francesco da Rimini a La Verna, L’escursionista editore, 2013. Da san Leo si prende la strada per Pugliano e si gira alla seconda strada a destra verso “Le Iole” e sant’Apollinare. A Poggio si prende il sentiero per Maioletto, poi si scende fino ad attraversare il fiume al ponte sulla strada per Maiolo. Si percorre la ciclabile fino al centro ippico e, attraversata la S.S. Marecchiese si sale verso Torricella e da lì, seguendo le indicazioni della guida, verso Botticella. Passata la casa di Poggiorimini si volta a dx al santuario della Madonna del Soccorso, poi lungo un bel sentiero segnato si scende a Sant’Agata. Pernottamento presso i frati cappuccini (0541-929623 offerta) e cena autogestita.

quarta tappa (29 km) nei pressi di Verghereto: è la tappa più lunga, ma è anche molto bella. Occorre partire per tempo. Si sale lungo la strada che porta a san Girolamo e si prosegue verso Palazzo, Palazzaccio, Poggio La Croce… incrociata la strada per Balze, si lasciano i segnali blu della Pedivella (altro gruppo meritevole che ha segnato il tracciato) e si gira a destra seguendo poi le indicazioni per Sant’Alberico, la Cella. la Straniera; esattamente a 4 km da Verghereto (cartello) si prende un sentiero sulla dx  e, seguendo la sx si arriva a Madioce dove abbiamo pernottato (Carlo 320-7011248 ottima accoglienza pellegrina).

ultima tappa (25 km) Santuario della Verna: è la tappa più dura per il dislivello in salita da superare; raggiunto il paese di Verghereto (829 m slm) si seguono le indicazioni scendendo verso il fìume Savio (665 m slm) e quindi risalendo a Montione (775 m slm e ultimo punto di approvvigionamento acqua del percorso fino alla Verna). Assolutamente non cedere alla tentazione della strada più breve (Rotta dei Cavalli), ma prendere a sx verso il Poggio Tre Vescovi (1238 m slm), per un percorso molto bello che man mano si inoltra nel bosco con pendenze significative, ma anche con crinali e passaggi che consentono di tirare il fiato. Raggiunto il sentiero 00 (GEA), si prosegue comodamente fino alla Verna. Al santuario, possibilità di accoglienza pellegrina in camerone da 15 letti (ad esaurimento) e un bagno (in tutto). Se si vuole approfittare della cena e della colazione, compreso il pernottamento, la quota è di 25 euro (http://www.laverna.it/accoglienza/#foresteria  scorrere la pagina fino in fondo).

Sono disponibile a fornire altre info.

Pubblicato da tecnodon

Prete cattolico. Formatore in seminario ed Assistente AGESCI

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