Quest’anno ho compiuto cinquant’anni. Nulla di grave: accade ai fortunati e a quelli che –come me – non diventano santi troppo presto. Sono contento di essere adulto; non mi sento di inseguire un giovanilismo a tutti i costi. Mi tengo la mia calvizie e la mia pancia; non mi turbo per i capelli grigi e lo scolorimento della barba.
Sento una giusta distanza generazionale dai più giovani; mi sorprendo un po’ quando i ventenni non riescono a darmi del “tu”, ma non è cosa grave… problemi loro!
In montagna è da un bel pezzo che non sono più il primo in cima alla fila; non lo pretendo più da qualche anno. Piuttosto approfitto della funzione fotografica del cellulare per riprendere panorami, ma, soprattutto per riprendere fiato quando la salita diventa difficile. Qualche volta la notte mi devo alzare e la mattina mi risulta meno faticoso alzarmi presto. Ho dovuto comprare degli occhiali con lenti progressive perché gli occhiali da lettura sono diventati indispensabili anche nella quotidianità. Insomma è inevitabile che, con l’andare del tempo, le cose cambino e si comincino a cogliere i segni del tempo che passa.
Una cosa però mi scandalizza molto e non so se è solo il frutto dell’anzianità incipiente: a cinquant’anni scopro in me stesso un animo conservatore. Non mi capacito! Tutto avrei pensato di me stesso, fuorché ritrovare in me le resistenze al nuovo che ho sempre mal sopportato nei più grandi.
Il mio “io ideale” rimane coerentemente fedele ad un’immagine di persona attenta ai cambiamenti, capace “di stare sul pezzo”, disponibile ad accogliere le novità con la giusta sapienza e il corretto discernimento, … ma, se do ascolto “alla mia pancia” e ai miei sentimenti, sento delle resistenze di fronte ad alcune cose che cambiano, cose non tanto importanti in realtà, ma sufficienti per crearmi quel disagio tipico di chi preferirebbe conservare il dato acquisito e meglio conosciuto …
Poi ieri arriva questo brano di Vangelo, Mc 2,18-22, letto e riletto centinaia di altre volte, e l’omelia graffiante del Papa, rilanciata da molti social network ,che mi persuade che il problema non è l’anzianità, ma lo spirito.
A qualsiasi età possiamo essere otri vecchi, incapaci di accogliere la novità perenne che è Dio e il suo Regno.E tutte le volte che mi appoggio a ciò che so già per fare meno fatica, dice il Papa, sono un idolatra e un ribelle.
Donami, Signore, di essere aperto alla novità dello Spirito e del Vangelo. Rendimi Tu nuovo con la tua Grazia, quando il mio cuore si indurisce e non riesco a riconoscere che ci sei Tu in quell’invito a cambiare e a diventare nuovi. Donami una simpatia per tutto ciò che mi richiama ad essere più fedele a te e al Vangelo, anche se mi chiede di cambiare, di convertirmi, da ciò che non mi sembrava fosse male o che, per tanto tempo, mi è sembrato potesse andare bene…
Mi viene in mente quanto Giovanni Paolo II ci ha ricordato a Tor Vergata, al termine della memorabile Veglia di preghiera della GMG del 2000, quando parlando a braccio ha aggiunto quella famosa frase:
C’è un proverbio polacco che dice: “Kto z kim przestaje, takim si? staje“. Vuol dire: se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane. Così ritorno ringiovanito. E saluto ancora una volta tutti voi, specialmente quelli che sono più indietro, in ombra, e non vedono niente. Ma se non hanno potuto vedere, certamente hanno potuto sentire questo “chiasso”. Questo “chiasso” ha colpito Roma e Roma non lo dimenticherà mai! Giovanni Paolo II – 19 agosto 2000
Donami questo spirito, Signore. Fammi stare vicino ai giovani per poter rimanere un otre nuovo, capace di accogliere te, che sei l’eterna novità dello Spirito.
E’ un passaggo obbligato….. l’importante non fermarsi, e rileggersi fa bene, ma sempre con quel desiderio mai appagato ….. sempre alla ricerca …… come la cerva anela…. Ma tu sei giovane Don Andrea……il tuo cuore pulsa….. sono momenti di passaggio… ti assicuro che prego tanto per te, ciao