La nostra epoca viene spesso tacciata di essere un’epoca che ha perso i valori e gli ideali; un’epoca in cui tutto viene pesato e misurato; in cui le leggi dell’economia e della finanza sembrano dominare ogni ambito della vita dell’uomo.
Queste affermazioni sono senz’altro vere; anche il Papa nelle ultime due encicliche ci ha proposto ampi spazi di riflessione su questo dramma del nostro tempo.
Eppure c’è un elemento che persiste e che minaccia in modo altrettanto pesante il nostro tempo: il romanticismo. Qualcuno si potrebbe sorprendere rispetto a questa affermazione perché siamo abituati ad attribuire un valore positivo al romanticismo. Io non sono di questo parere perché ne ho potuto constatare gli effetti negativi nella vita degli adulti e nella vita dei giovani.
Il romanticismo è quell’atteggiamento che ti porta a credere che, nella vita, le cose belle accadono indipendentemente dalle tue scelte e dal tuo impegno personale. È quell’atteggiamento che ti porta a credere che, in nome di un sentimento attuale, tu puoi mettere in discussione tutto quello che hai costruito nella vita. È quell’atteggiamento che ti porta a credere che, per costruire la tua vita e per fare delle scelte importanti, tu debba attendere una specie di flash che si pone come un evento non ignorabile, che rende evidente e ineludibile quello che da solo/a non sei capace di cogliere.
Quanti giovani attendono tanto tempo prima di compiere delle scelte che danno forma alla loro vita, solo per ossequio ad una idea romantica, secondo la quale deve accadere qualcosa di straordinario perché una persona possa essere autorizzata a compiere una scelta!
Quanti adulti – di ogni età – tradiscono le scelte compiute e distruggono relazioni importanti per inseguire sogni improbabili (miraggi bisognerebbe dire) fondati sulle sensazioni del tempo presente e non messe alla prova del tempo.
Tutto questo è il frutto del romanticismo: la proiezione in una realtà ideale sognata, pretesa, ricercata a tutti i costi, per dare un senso e un valore alla mia vita.
Ovviamente il romanticismo di cui parlo, nulla ha a che fare con il grande valore dei sentimenti, con l’incommensurabile valore delle relazioni; e in nessun modo voglio sostenere un pragmatismo bieco, per il quale ogni cosa viene misurata in base alla convenienza (utilità si dice nel linguaggio politicamente corretto) e non si trova alcuno spazio per la gratuità e l’amore.
Abbiamo imparato dal Vangelo che l’amore vero non lascia nessuno spazio al romanticismo, perché è talmente radicato nella situazione concreta e nella relazione, da saper vedere anche oltre quella situazione senza mai tradirla.
È il caso di chi è capace di vivere superando la semplice osservanza della legge, non per aggirarla, ma perché la si riconosce – per natura – lacunosa e incapace di indicare la giustizia più grande, quella che, non accontentandosi di evitare il male, sa operare per costruire il bene. Lo abbiamo visto, proprio in questi giorni, nei volti e nelle storie di quegli uomini e quelle donne del nostro Paese, indicate dal Presidente della Repubblica come modelli di vita umana e civile proprio perché non si sono accontentati di osservare le regole, ma ci hanno messo del loro, creando situazioni di crescita dell’umanità. Non c’è alcun romanticismo in queste testimonianze di impegno.
Quattro donne insignite dell’onorificenza al merito della Repubblica per il loro impegno civile
È il caso di chi dona la vita per i fratelli, cosa che accade ogni giorno in vari luoghi della Terra, non per inseguire un sogno romantico, ma perché è stata accolta la logica evangelica dell’amore più grande, quell’amore che arriva a riconoscere la vita dell’altro come meritevole del dono della propria, sperimentando così il modo migliore per vivere in pienezza la propria vita.
Don Andrea Turchini
Grazie don, condivido moltissimo. É un problema diffuso. Spesso non si sperimentano emozioni autentiche ma solo emotività, ci si ferma alla superficie, convinti invece di provare grandi sentimenti. E nella vita finisce per mancare qualcosa o si perdono di vista le reali priorità.